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Jannik Sinner a Sanremo è la chiave per più tennis in chiaro in Tv, non capirlo è snobismo

L’ipotetica presenza di Sinner a Sanremo pare disturbare i puristi del tennis, ma una vetrina come quella del festival, l’evento più seguito dell’anno, potrebbe rappresentare una via per la popolarizzazione di uno sport da sempre destinato a una élite. E quindi all’ipotesi che una prossima finale di Sinner sia visibile per tutti.
A cura di Andrea Parrella
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La vittoria di Jannik Sinner agli Australian Open ha provocato, come era ampiamente prevedibile, l'effetto mania per il tennis. Sentori di questo fenomeno si erano già avvertiti con il trionfo in Coppa Davis di fine 2023, ma l'affermazione del tennista altoatesino a Melbourne certifica la consacrazione di un atleta che potrebbe farci divertire per anni e, per questo, contribuire alla crescita di interesse del pubblico per questo sport in generale, ma soprattutto in televisione.

Amadeus invita Sinner a Sanremo

Nelle ore successive alla vittoria, tuttavia, ha fatto discutere l'invito, piuttosto telefonato, che Amadeus ha fatto a Sinner per il prossimo Festival di Sanremo, chiedendogli di partecipare in qualsiasi veste voglia per raccogliere l'abbraccio degli italiani. Patriottismi a parte, pare essersi levato un vento contrario alla partecipazione del tennista alla kermesse nazional popolare per eccellenza. Una reazione apparentemente inspiegabile, figlia di un purismo verso uno sport elitario per definizione che oggi, grazie a un caso raro ma da sfruttare, potrebbe trovare in Sinner un volano enorme e aprirsi ad un pubblico più ampio e trasversale. Insomma: diventare popolare.

Invece no, il tennis non deve sporcarsi con questi affari sanremesi, la disciplina deve restare candida, come i completini rigorosamente bianchi imposti al torneo di Wimbledon. Beninteso, proteggere uno sport di nicchia dall'invasione barbarica del pubblico generalista è anche interpretabile come un gesto d'affetto da parte degli appassionati ed è comprensibile il gesto di rivendicare una passione che c'era anche quando mancava il tennista italiano per cui esultare e una motivazione valida per alzarsi alle 4 del mattino e guardare le partite di Australian Open e US Open. Ma il processo di popolarizzazione di uno sport deve passare anche da momenti come quello di Sanremo che resta, senza ombra di dubbio, l'evento più popolare dell'anno. A Sinner , per altro, non si chiede chissà quale sacrificio se non quello di indossare uno smoking e salire su un palco per scherzare con Fiorello, Mengoni, Amadeus o chiunque altro. Una cosa che non durerebbe più di dieci minuti e che non può diventare affare di Stato.

Il caso della finale mancata in Tv: perché è successo?

Si tratta di un'esperienza sopportabile che in prospettiva potrebbe contribuire a un effetto ben più materiale per gli appassionati di tennis di oggi e di domani, ovvero che le emittenti televisive, la Rai in primis, davanti a un evidente interesse per l'atleta che rappresenta un intero movimento, trovino una convenienza nell'investimento sui diritti del tennis e la trasmissione in chiaro. Quanto accaduto con la finale degli Australian Open è sintomatico, non è andata in onda in chiaro ma solo su Eurosport, nonostante Discovery avesse a disposizione la rete NOVE per dare a chiunque la possibilità di assistere al trionfo di Sinner. È successo perché andavano tutelati abbonati e investitori? Questo senza dubbio. La Rai poteva fare di più per essere presente in Australia e accaparrarsi i diritti della singola partita? Forse sì, ma è altrettanto vero che se questo stesso tipo di evento non era incluso nella lista AgCom degli eventi di particolare interesse che rendono automatica la trasmissione in chiaro una ragione deve pur esserci. Adesso si è accesa una luce, che potrebbe favorire i consumatori. Sanremo serve? Non è detto, ma di certo la vetrina dell'evento più seguito dell'anno non può che essere una possibile via per più tennis in Tv.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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