video suggerito
video suggerito

Il figlio di Pierangelo Bertoli: “In Rai dicevano che la sedia a rotelle intristiva il pubblico”

Angelo Bertoli, figlio di Pierangelo Bertoli, denuncia il trattamento ricevuto dal padre in Rai e come la tv italiana l’abbia dimenticato in fretta: “È stato trattato male, un suo amico che lavorava in Rai una volta gli disse di non offendersi, ma in azienda non era ben visto perché con la sedia a rotelle intristiva il pubblico”.
74 CONDIVISIONI
Immagine

Angelo Bertoli, l'unico di quattro fratelli a fare il cantautore come il padre Pierangelo Bertoli, è tra gli organizzatori, nonché il direttore artistico con Riccardo Benini, del Premio a lui dedicato. Un evento che si svolge il 31 ottobre e il primo novembre al Teatro Storchi di Modena, a 20 anni dalla morte e a 80 anni dalla nascita del musicista che ha lasciato un segno indelebile con i testi delle sue canzoni. Raggiunto da Repubblica, ha risposto alla domanda su quanto sia stato dimenticato dalla tv italiana e perché:

Ho raccontato più di una volta di un suo amico che lavorava in Rai che una volta gli disse di non offendersi, ma in azienda non era ben visto perché con la sedia a rotelle intristiva il pubblico. E mio padre, che al contrario di ciò che si pensa era molto simpatico e per niente burbero, gli rispose che lo trovava strano perché al concerto della sera prima nel palazzetto con quindicimila spettatori nel pubblico non ce n'era uno che piangesse. In tv è stato trattato male, all'inizio lo mettevano a sedere su una sedia: ho rivisto su YouTube il pezzo Tu sei lontana, credo una ripresa Rai, in cui lo fanno cantare con un gruppo posticcio e davanti a lui hanno messo un gruppo di ragazzi che ondeggiava per un effetto vedo-non vedo sulla carrozzina: una roba atroce. Mio padre non si è mai pianto addosso e non ha mai parlato della sua condizione fisica nelle sue canzoni, perché lui era un artista, poi aveva la poliomielite, ma era un artista innanzitutto.

I pro e contro di essere un figlio d'arte

Pro e contro di essere un figlio d'arte, come tutti coloro che sentono la responsabilità di un pezzo di storia in famiglia: "Tra i pro c'è il fatto che ho vissuto 22 anni con uno che il mestiere lo sapeva fare molto bene e me lo ha insegnato.  Poi come accade per i salumieri e gli idraulici, il figlio avrà facilità a contattare i fornitori del padre, le persone del settore, perché c'è un rispetto per mio padre che fa sì che ci sia una buona predisposizione. Poi ci sono tutte le parti negative, i confronti, il fatto che i discografici non credono in te, non ci sono figli d'arte che abbiano fatto davvero successo, e anche la gente prima dei concerti è diffidente nei tuoi confronti. C'è diffidenza, è una realtà".

74 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views