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I Savoia rivogliono i gioielli della famiglia reale: “Oggi ci spettano di diritto”

I Savoia chiedono i gioielli della corona reale. Stando a quanto riporta il Fatto Quotidiano, si tratta di oggetti da un valore complessivo di circa 300 milioni. L’ex famiglia reale cita a proprio favore alcune pagine del diario di Luigi Einaudi, all’epoca presidente della Banca d’Italia e poi primo presidente della Repubblica.
A cura di Elisabetta Murina
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I Savoia rivogliono i gioielli della corona reale. Stando a quanto riporta il Fatto Quotidiano, l'ex famiglia reale italiana hai chiesto ai giudici di portare il caso alla Consulta e ha citato come prova alcune pagine del diario di Luigi Einaudi, governatore della banca d'Italia all'epoca e che poi sarebbe diventato il primo presidente della neo nata Repubblica Italiana.

Quanto valgono i gioielli dei Savoia

Secondo il Fatto Quotidiano, i gioielli dei Savoia avrebbero un valore complessivo di 300 milioni e sarebbero depositati in Bankitalia. Ma quali sono? Custoditi in un cofanetto a tre piani, protetto da 11 sigilli, ci sono "un diamante rosa montato su una grande spilla e i collier di perle indossati dalla Regina Margherita". Ma l'oggetto più prezioso sarebbe un diadema, appartenuto alla Regina Elena, fatto da 11 volute di brillanti, attraversata da un filo di perle e con sopra gocce di brillanti.

"I gioielli sono nostri, ne abbiamo acquisito la proprietà"

I Savoia sostengono che il tesoro sia stato lasciato loro da Umberto II nel 1946  e "oggi ci spetta per usucapione", vale a dire un diritto che si compie mediante il possesso "continuo, pacifico, interrotto e manifesto" di un bene. In sostegno della loro tesi hanno citato alcune pagine, dalla 656 alla 6569, dei diari di Luigi Einaudi, all'epoca presidente della Banca D'Italia e che di lì a poco sarebbe diventato il primo Presidente della Repubblica. Nelle pagine si legge: "Il Re mi riceve come al solito e forse un po’ più serio, e mi comunica che in conseguenza degli avvenimenti egli desidera che le gioie così dette della corona non vadano immediatamente in mano ad un commissario (…) Egli desidera che esse siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto”. 

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