Barbara D’Urso a processo per diffamazione: chiamò una donna “amante di Buonincontri” nel caso Elena Ceste

Nella settimana in cui Barbara D'Urso si prepara ad affrontare il suo rientro televisivo, si ritrova sul banco degli imputati del tribunale di Pisa per fatti risalenti a sette anni fa. La conduttrice, al tempo di Pomeriggio Cinque, durante una puntata definì una casalinga di 63 anni come "amante di Michele Buoninconti", in relazione al caso Elena Ceste. Un'affermazione che non ha mai trovato riscontri.
La ricostruzione
Poche ore prima che Michele Buoninconti venisse condannato in via definitiva a 30 anni per l'omicidio della moglie Elena Ceste, la conduttrice non ebbe esitazioni: quella donna di Vicopisano era "l'amante" dell'assassino. Un'affermazione che colpì come un macigno la 63enne pisana, sposata da anni e madre di famiglia, che in quel momento si vide esposta alla gogna mediatica nazionale. Durante la trasmissione venne mostrato il suo profilo Facebook e un'inviata si recò addirittura nel suo paese per cercarla. Secondo l'avvocato della donna, non c'era nessuna relazione amorosa ma solo uno scambio epistolare divenendo poi una sostenitrice a distanza.
La querela ritirata alla donna
Il suo impegno si era concentrato soprattutto nel tentativo di riavvicinare Buoninconti alla figlia minorenne, un'azione che nasceva da buone intenzioni ma che finì per creare disagio alla ragazzina. La 63enne, nel suo zelo di aiutare il padre, iniziò a contattare ripetutamente la figlia di Buoninconti con vari mezzi. Non si rendeva conto di star causando ulteriore sofferenza a una minorenne che, insieme ai suoi tre fratelli, aveva già pagato un prezzo altissimo per i crimini del padre. Solo nel 2019, dopo essere stata accusata di molestie, la donna si ravvide. Si scusò pubblicamente e ottenne il ritiro della querela.
Il procedimento lungo sette anni
La querela per diffamazione contro Barbara D'Urso partì subito dopo quella puntata televisiva, ma il percorso processuale si è rivelato lungo e tortuoso. Diversi valzer di competenza hanno coinvolto le procure di Roma e Monza prima che il caso approdasse definitivamente al tribunale di Pisa, dove ora la conduttrice dovrà rispondere dell'accusa.