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Antonio Catania: “In Boris 4 volevano censurarmi, ma sono riuscito a beffarli”

L’attore di Gabriele Salvatores: “In Boris 4 bisognava stare attenti a tutto, perché c’era un controllo da parte della piattaforma di streaming, ma c’è una cosa che è passata inosservata”.
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Antonio Catania, storico attore del film premiato agli Oscar "Mediterraneo" di Gabriele Salvatores, nonché suo storico collaboratore, è passato alla storia televisiva per l'indimenticabile delegato di rete Lopez nella serie "Boris". L'attore si è raccontato in una lunga intervista concessa a "La verità". Tra i temi la censura nell'audiovisivo: "Esiste, ma io in Boris sono riuscito a beffarla. Bisognava stare attenti a quello che si diceva". E sulle polemiche inerenti alle nomine nei teatri: "La sinistra ama tenere il pallino nella cultura: se le sfugge, fa casino". 

Le parole di Antonio Catania

Antonio Catania, da Acireale, ha raccontato che è stata la città di Milano a cambiargli la vita: "Devo tutto a Milano. […] Incontrai Gabriele Salvatores che mi chiese se volevo entrare nella compagnia del Teatro Elfo, ed è stato il nostro inizio: dieci anni di collaborazione". I suoi migliori registi, oltre a Gabriele Salvatores: "Dico subito Ettore Scola, per cui nutro un particolare affetto. Fu l’incontro con il cinema di una volta, con tante settimane di lavorazione e la calma che i budget di oggi non concedono. Lavorai con Sordi, Morricone – uomo di grande autorità e mestiere – Giannini, Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli…Leone Pompucci è un regista che ho sempre adorato, geniale e forse sottovalutato. Carlo Mazzacurati […] Carlo Verdone, Aldo Giovanni e Giacomo, impossibile citarli tutti". 

"In Boris ho evitato la censura"

La quarta stagione di Boris è stata pubblicata da Disney+. Come è noto, le piattaforme di streaming applicano un controllo molto stringente su quello che si può e quello che non si può dire. Antonio Catania lo conferma:

Bisognava stare attenti a tutto, perché c’era un controllo da parte della piattaforma di streaming, e ci dicevamo spesso di non sbagliare. Ma qualcosa è passato inosservato C’è una scena in cui ho un colloquio con un cinese, per fargli un contratto, e gli chiedo in che ristorante lavori. Al suo “non ho un ristorante” la mia faccia eloquente è quella di chi non ci crede manco per sbaglio. Una scena – se vuole – di un razzismo impressionante, ma visto che mancava la battuta ed era solo espressività forse ai censori è sfuggita. Lo scorretto fa più ridere. Ed è liberatorio. Si esagera pure nelle favole, no? Certo, occorre sempre il rispetto e forse pure adeguarsi ai tempi, non passare per positivi dei contenuti negativi, ma pur di suscitare una risata…

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