
Quando a inizio anni Duemila cominciarono a imperversare i trailer di Maccio Capatonda, non si credeva che avrebbero inciso in modo così pesante sulla percezione generale. Al pari di tutte le innovazioni, nessuno le vede arrivare e poi, quando ormai hanno fatto il loro lavoro, scavato nuovi tunnel, è troppo tardi per dire di averlo previsto.
Era un tempo per pionieri, quelli che con l'avvento del web avrebbero poi colonizzato nuove terre inesplorate. Ma quei trailer, quel linguaggio parodistico nei confronti del mondo dello spettacolo in diverse declinazioni, dalla televisione dei reality al cinema, con uno stile che faceva dell'elemento amatoriale il suo fattore portante, aveva anticipato così tanto i tempi che lo stesso Maccio Capatonda è rimasto incastrato tra due mondi, avendo fatto a pezzi il vecchio e ispirato il nuovo, senza però riuscire a dominarlo, guardandolo scappare via velocemente.
Volto di quell'epopea è stato Rupert Sciamenna, all'anagrafe Mario Riva, morto nelle scorse ore all'età di 78 anni, che ha inconsapevolmente vestito panni sui quali non avrebbe scommesso nessuno, nemmeno lui stesso, coniato modi di dire che hanno riempito il dizionario di una generazione di adolescenti e trentenni, che si sono riconosciuti nei suoi personaggi velatamente e volutamente demenziali. Che in fondo si sa, quando la demenzialità è voluta, non è mai tale.
E infatti la fama è stata anomala, senza una ricaduta effettiva sulla carriera, perché i trailer di Capatonda non hanno cambiato il mondo dello spettacolo, ma gli spettatori, cui è stato fornito uno strumento come termine di paragone per definire alcune cose viste in Tv o al cinema: "Hai visto? Sembra uno di quei trailer di Maccio".
Di figure feticcio come quella di Sciamenna se ne trovano altre nella storia della commedia, ma il precedente che forse più lo ricorda è il Dogui, Guido Nicheli, che in contesti e per ragioni diverse, ha dato forma a una maschera nata per caso, che immortalava qualcosa del tempo e la società in cui viveva, diventata ricorsiva e adattabile a svariate situazioni narrative. Riva/Sciamenna è un mito a sua insaputa che, come ha detto Luigi Luciano alias Herbert Ballerina nel salutarlo, ha segnato un'era senza rendersene conto: "Non lo capivamo, ma avevamo cambiato qualcosa".
 
     
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