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Sharon Gusberti de I ragazzi della III C: “Mi scrivevo le battute sulle mani, non potevo più girare per strada”

Sharon Gusberti, l’attrice che interpretò Sharon Zampetti ne I Ragazzi della III C, racconta a Fanpage.it la sua storia: dal provino saltato all’ultimo che le spalancò le porte della serie, al successo improvviso che la costrinse a indossare una parrucca per uscire di casa. “Diciotto milioni di spettatori a puntata, non potevo più girare per strada”.
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Sharon Gusberti aveva diciotto anni quando un telefono squillò mentre era in montagna a sciare. Dall'altra parte, Carlo Vanzina: "Vieni a Roma domani, firmi e fai la serie". Nessuna audizione, nessuna negoziazione. Era perfetta per quel ruolo. Il giorno dopo aveva un contratto in mano e un residence al centro di Roma. In pochi mesi, da modella milanese che lavorava "per divertimento" diventa Sharon Zampetti, la ragazza snob de I Ragazzi della III C.

Diciotto milioni di spettatori a puntata. Un successo talmente dirompente che lei, piccolina e timida, smette di uscire da sola. Si compra una parrucca coi ricci neri per non essere riconosciuta. Poi, al culmine, al momento in cui tutti l'avrebbero tenuta stretta quella fama, Sharon Gusberti lascia. Torna a Milano, si sposa, sparisce. Oggi, a sessant'anni e con due figlie – una di trentacinque anni, l'altra appena maggiorenne –, guarda indietro senza rimpianti. "Mi scrivevo le battute sulle mani", racconta a Fanpage.it, "non mi sentivo attrice".

Questa è la storia di una donna che ha avuto il coraggio di dire basta quando tutti le dicevano di continuare. E che oggi, su WhatsApp, sente ancora tutti gli amici di quell'avventura. Hanno un gruppo su Whatsapp, quei ragazzi della III C che non si vedono da quasi quarant'anni anni ma che si sentono ancora, ogni tanto, per dire: "Ti ricordi quando…".

Sharon Gusberti in una scena di Yuppies (1986)
Sharon Gusberti in una scena di Yuppies (1986)

A più di 35 anni da I ragazzi della III C c'è ancora un ricordo vivo di Sharon Zampetti. 

Sì, anche se a volte non me lo spiego.

Come ci arriva? 

Per caso. Lavoravo per l'agenzia Fashion Model a Milano come modella. Ai tempi apparivo sui giornali che vendevano tanto, Gioia, Grazia, Amica. Uscivo anche sui giornali tedeschi. E loro probabilmente mi hanno preso perché cercavano il personaggio milanese, di famiglia benestante. Io ero proprio così.

Ecco, parlava dei giornali: lei finì giovanissima in copertina su Gioia?

Sì, e da lì in poi pubblicità varie. Ai tempi se n'è facevano tante. Penso a quella dello shampoo Johnson. Poi arrivarono altri progetti. Fui scelta per fare Yuppies di Carlo Vanzina, poi Via Montenapoleone, tutto girato a Milano, e da lì arrivo ai Ragazzi della III C.

È una bella storia. Me la può raccontare?

Avevano già preso tutti i personaggi della serie. Poi, qualche mese dopo, ricordo che ero in montagna a sciare per cui non ci pensavo neanche più. Poi mi chiama Vanzina.

E cosa le dice?

"Guarda, c'è questa ragazza che stava per firmare, ma sta saltando tutto. Cominciamo fra 15 giorni, se vieni a Roma, domani firmi il contratto. E secondo me sei meglio". Sono partita a Roma e il giorno dopo ho firmato il contratto.

Al buio?

Al buio, certo. L'unica cosa era che dovevo trasferirmi a Roma. Ma non c'era niente di strano, era una serie con tutti ragazzi di scuola, ce la presentarono come una Happy Days all'italiana. Mi andava benissimo: non ero famosa, la cifra che mi davano mi andava benissimo ed erano tutte persone serissime. Al cinema, non sempre è così.

Dove abitava a Roma? 

In un residence stupendo al centro di Roma. Avevo una macchina che mi veniva a prendere la mattina e mi riportava la sera. Mi ritrovai di punto in bianco, piccolina, a Roma da sola, non ero neanche abituata, non conoscevo nessuno. Ci sono rimasta per sei mesi, dal lunedì al venerdì. Risalivo a Milano solo nel weekend con l'aereo.

La serie ha registrato picchi da 18-19 milioni di spettatori. Com'è stato vivere quel successo? 

Durante la prima serie non ci guardava nessuno. Giravamo per le strade di Roma a fare le riprese, non avevamo problemi di nessun tipo. Noi non sapevamo cosa sarebbe successo, sapevamo che dovevamo fare una serie di otto puntate e che finiva lì.

Poi, però, la prima puntata andò in onda.

Fu un successo talmente pazzesco che difatti delle volte ci domandiamo cosa sarebbe successo oggi con i social media. Dopo la prima puntata, non potevo più girare per strada a Milano. Pensi che risolsi tutto con una parrucca coi ricci neri, era l'unico modo per tornare a camminare come una persona normale. È stata una roba pazzesca.

Le dava fastidio il successo? 

Fastidio, no. Diciamo che uno non se l' aspetta. Una ragazzina che ha diciotto anni che di punto in bianco non poteva più entrare in un negozio, non poteva andare più da nessuna parte. Certo, fa piacere, sei contenta, però delle volte era davvero complicato.

Senta, mi spiega perché a un certo punto – dopo la terza stagione – lei decide di lasciare?  

Dopo la terza stagione mi proposero di fare un'altra serie, che era un naturale proseguimento d'età dei personaggi, anche se non era esattamente il seguito dei Ragazzi della III C. Sinceramente, non era granché. Sentivo che era qualcosa di già fatto. Nel frattempo, ero tornata a Milano sarei dovuta ritornare a Roma e sentivo anche che avrei dovuto mettermi a studiare recitazione. Io mi scrivevo le battute sulle mani, recitavo perché anche nella realtà ero quel personaggio lì. Poi, diciamo che ero più o meno fidanzata da tre anni con il mio attuale marito.

Ha lasciato per amore? 

Non esattamente. Ma sul set tante cose le facevo senza sapere perché. Leggevo il copione a pezzi, giravo una scena dopo un'altra, cambiavo una pettinatura dopo l'altra. Era divertente per quello perché era fatto così, perché eravamo tutti molto spontanei, ma non eravamo attori, io non mi sentivo attrice. I Vanzina sono stati bravi perché presero ragazzi che erano esattamente in quel modo nella realtà

È rimasta in contatto con quei ragazzi? Avete una chat Whatsapp?

Sì, abbiamo una chat. Ci sentiamo spesso, però ci vediamo molto poco.

Nella sua voce sento una donna che non ha assolutamente nessun rimpianto per quello che è stato e per ciò che poteva essere. 

No, io sono stata contentissima. Se avessi ancora diciotto anni, lo rifarei perché ci siamo divertiti. È stato bellissimo, tutto bellissimo, però, come ti dicevo, o continuavo a fare qualcosa di fatto bene in una certa maniera o sennò niente.

Lei ha due figlie ed è nonna di due nipoti. 

Ho due figlie uniche. Ho una figlia nata subito dopo essermi sposata, immediatamente dopo la "Terza C". Oggi ha 35 anni e ha due bambini, una di otto e uno di sei. E poi un'altra figlia che ho avuto diciott'anni dopo e che proprio pochi giorni fa ha festeggiato proprio il suo diciottesimo compleanno. Abbiamo fatto una bellissima festa.

Uno scatto dalla festa del diciottesimo compleanno della figlia di Sharon Gusberti. Al centro: Adriano Galliani.
Uno scatto dalla festa del diciottesimo compleanno della figlia di Sharon Gusberti. Al centro: Adriano Galliani.

Le sue figlie sanno della Terza C?

La più grande, molto di più. Quando andavamo in giro, mi fermavano molto di più. Andavano ancora in onda le repliche e quindi, sì. La piccola molto meno. Credo abbia visto qualche spezzone su Youtube, ma non credo che abbia mai visto un episodio per intero. I telefilm sono molto più lenti rispetto ai tempi di oggi. Ogni tanto ha dei genitori della sua classe che magari le dicono: "Ah, ma tua mamma, la guardavo in televisione". Per lei è diverso, è di un'altra generazione.

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