Raz Degan: “Organizzo digiuni collettivi, un esercizio per togliere il superfluo. Gaza? È tutto disumano”

Raz Degan è uno di quei personaggi che è rimasto sempre fedele a sé stesso, seguendo le sue passioni, costruendo uno stile di vita che assecondi la sua ricerca di libertà e di spiritualità e, nel tempo, ha voluto condividere le sue abitudini con coloro che lo seguono. Dal digiuno, alla meditazione l'ex modello e attore, sebbene continui ad amare il suo lavoro, non rinuncia a prendere le distanze da una vita che sente di non appartenergli.
Raz Degan e la pratica del digiuno
Per liberarsi di tutto ciò che potrebbe sporcare il suo corpo e la sua mente, Raz Degan digiuna. Il suo record è di 18 giorni, dopo un periodo di lavoro intensissimo, ma di recente ha organizzato due giorni di digiuno collettivo, come racconta al Corriere della Sera: "Il digiuno è diventato così una esperienza online di crescita e benessere" e aggiunge: "Non è una gara di resistenza, ma un esercizio per togliere il superfluo e ritrovare respiro e lucidità". A questa iniziativa online hanno preso parte almeno tremila persone, seguite da un team di medici: "All’estero il digiuno è sempre più sostenuto. Esiste oggi un’ampia letteratura scientifica sui suoi benefici" spiega l'attore.
La vita lontana dai riflettori e la parole su Gaza
Una vita vissuta lontana dai riflettori, nel trullo comprato nella Val d'Itria, dove cammina a piedi scalzi e da lì gira il mondo insieme alla sua Cindy, ma se un giorno la sposerà: "Sono fatti miei". Parlando del lavoro, quello da attore, ricorda le esperienze sul seti con "Anthony Hopkins e Jessica Lange, in Titus: straordinari", ma anche con i registi come Oliver Stone ed Ermanno Olmi. Di recente è stato tra i protagonisti di Un passo dal cielo:
Tornare davanti alla macchina da presa è stato bellissimo: ho riscoperto l’amore per un mestiere che porto dentro da sempre. Se arriverà il pro- getto giusto, sono pronto a una nuova avventura.
Quando gli si chiede, da israeliano, come vive quanto sta accadendo a Gaza, risponde: "Questa guerra deve finire. Non esiste alcuna vittoria quando perdi un figlio, o quando non sai se potrai mai riabbracciarlo. Il dolore delle madri non ha bandiere: che sia sotto le macerie o dentro un bunker. È tutto disumano".