Pif: “Volevo fare il regista perché era il mestiere di mio padre in tv. Ho fatto il dogsitter sul set di Zeffirelli”

È stato da poco premiato al Sardinia Film Festival ma, dopo anni tra cinema e tv, Pif non ha ancora ben chiaro se il suo volto riesca ad esprimere pienamente ciò che pensa, ma non sembra esserne troppo convinto. Regista, attore, comico alla domanda se sia ancora il re dei rimpianti dice: "Oddio, non lo so più, non ero neanche padre, ho una bambina di 5 anni e sono separato".
La timidezza, le occasioni in tv e l'esperienza da assistente di Zeffirelli
Al Corriere della sera, se dovesse parlare di una sua caratteristica direbbe, senza dubbio, la timidezza e prima di ritirare il premio aggiunge:
La gente quando lo dico non ci crede. Io agli studenti di cinema qui in Sardegna l'ho appena detto, non siate come ero io, essere timidi ti fa perdere un sacco di occasioni e invece le persone bisogna conoscerle. Non sono uno che sgomita, la vita poi mi ha offerto delle occasioni. Volevo fare il regista perché era il mestiere di mio padre in tv.
Eppure, la macchina da presa l'ha vista da molto vicino, dal momento che è stato assistente di uno dei grandi registi del Novecento, ovvero Franco Zeffirelli, sul set del film Un tè con Mussolini, raccontando un aneddoto che denota quanto fosse restio a mostrarsi:
Ero l’ultima ruota del carro, in realtà ero dogsitter, non riuscivo ad aprire bocca. Mi fece pure fare la comparsa ma mi vergognai e non andai nemmeno a ritirare il compenso. Non mi feci più sentire da lui. Poi certe cose ti rimangono addosso. Io per esempio non faccio mai i complimenti a un attore o a un regista perché non so cosa dire, i miei veri amici sono quelli a cui chiedo se hanno visto i miei film e mi rispondono no, non li abbiamo visti.
Dopodiché, con il passaggio a Le Iene la sua vita è cambiata, permettendogli di fare cose che mai avrebbe pensato, come fingersi assistente dei politici. Alla domanda se, ad oggi, potrebbe definirsi un attore comico, è lui stesso a non saper dare una risposta precisa:
Mi sono sempre chiesto se la mia faccia rispecchi e comunichi i miei pensieri e penso di no, anche se la situazione è migliorata. In uno dei miei periodi di crisi tormentavo il mio agente chiedendogli: ma io chi sono? Una volta fui invitato in Vaticano davanti a Papa Francesco con altri attori comici, perché così vengo percepito. Avevo appena girato un filmato a Trieste dove le signore borghesi danno da mangiare a migranti che vivevano in condizioni disumane, mentre Salvini va in giro col rosario in mano e diceva quelle cose sui migranti. Il papa si aspettava da ognuno di noi una battuta. Quando venne il mio turno, sapendo che doveva andare a Trieste gli dissi: “Si ricordi dei migranti”
Pif: "La mafia è stata sconfitta, ma la cultura mafiosa esiste ancora"
Al Sardinia Film Festival, ai ragazzi che gli chiedono come sia arrivato a girare La Mafia uccide solo d'estate, risponde con franchezza: "Anche in Italia può succedere quello che succede nei paesi anglosassoni, dove non serve la raccomandazione. Un produttore mi vide in tv e mi disse: vuoi fare cinema o ti do io l’idea per un film?". Ma la domanda più frequente che gli viene posta, proprio parlando di mafia, è relativa alla morte di Falcone, se a distanza di più di trent'anni dalla sua scomparsa si può dire che siano davvero cambiate le cose:
Ai ragazzi rispondo che, militarmente, la mafia è stata sconfitta. Ma la cultura mafiosa ancora esiste. Quando a Palermo rubano lo scooter a un professionista, quello cerca chi glielo ha rubato per pagare il riscatto. Ecco, con questa mentalità dobbiamo ancora fare i conti. E allora agli studenti dico che la risposta alla domanda su Falcone dipende da noi, se quando ci rubano il motorino diamo i soldi a chi ce l’ha rubato