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Il Grande Giorno: Aldo, Giovanni e Giacomo sono tornati per farci innamorare di nuovo dei loro film

Aldo, Giovanni e Giacomo sono nelle sale con il loro nuovo film, Il Grande Giorno. Un vero gioiellino che, oltre a essere più che convincente commedia, ha l’intenzione, riuscita, di regalare un nuovo sguardo sulla vita, sciagurati imprevisti compresi. Da non perdere, per farsi bene al cuore.
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A cura di Grazia Sambruna
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"Nella storia dell'uomo, l'atto di sposarsi non è mai stato così faticoso". Da qui prende le mosse Il Grande Giorno, il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, in sala da giovedì 22 dicembre 2022. Sulla scia del suo già valido predecessore, Odio l'estate, Il Grande Giorno è la storia di una famiglia, soprattutto quella di due padri, Giovanni e Giacomo, grossi imprenditorotti lumbard settore divani, alle prese con il faraonico matrimonio dei loro due figli: la paradisiaca location lacustre, i pavoni in cortile fino all'ingaggio di Francesco Renga per cantare l'Ave Maria di Schubert durante le nozze. A celebrare la sacra unione, un cardinale "così amico di Ratzinger da giocarci tutte le settimane a burraco".

Nulla viene lasciato al caso, ma il caso avrà un ruolo fondamentale per tutta la durata di questa commedia agrodolce dallo sviluppo per niente scontato, finale compreso. Si ride (tanto), si piange (anche, un bel po') e alle volte ci si sorprende a fare entrambe le cose insieme. Grazie anche allo straordinario Aldo che ricorda, forse, il personaggio da lui interpretato in uno dei più celebri e apprezzati film del trio, Chiedimi se sono felice. Aldo Giovanni e Giacomo sono tornati. Dopo alcune cocenti delusioni del passato (citiamo solo Fuga da Reuma Park), questa volta c'è da correre al cinema per un bellissimo film sulla vita. E sull'importanza, fondamentale, che in essa gioca la sfiga.

I giorni che precedono lo sposalizio sono un vero e proprio sfacelo. Nonostante tutto sia stato pianificato al millimetro nonché al millesimo, le brutte notizie piovono come rane durante la famigerata piaga d'Egitto. Giovanni e Giacomo, soci nel lavoro, amici da una vita e che da quella stessa vita si malsopportano a vicenda, avranno modo di misurarsi con gli imprevisti, facendo emergere tutti i torti che si sono tenuti dentro, per quieto vivere, in 30 anni di reciproca frequentazione. Fino a che non ne arriverà uno troppo grosso da mandare giù, forse. I personaggi divertono e commuovono, anche perché riescono sempre a resistere alla tentazione di essere soltanto semplici e stanche macchiette. La sceneggiatura ha una storia bella fitta da raccontare, ricca di inconvenienti e colpi di scena quasi mai banali. Per quanto ce ne siano parecchie occasioni, sarebbe svilente ridurre tutto a un pugno di gag che il pubblico già conosce a memoria. E il film, infatti, si tiene ben alla larga dal comodo cammino della faciloneria.

Il Grande Giorno, alla fine, si rivela essere tale non solo per la coppia di giovani sposi, ma per tutti i personaggi principali coinvolti. È una vera e propria resa dei conti, tra chi è sul punto di mollare tutto, chi ancora crede di avere in mano qualcosa, chi si ritrova a interpretare l'errore del sistema che fa saltare il banco e scoprire le carte, volenti o nolenti, agli altri. "Chiedimi se sono felice", qui diventa una domanda. Una domanda che nessuno dei presenti è più abituato a porre a se stesso e a chi gli è vicino, per quanto amici o consorti da sempre, come se la risposta fosse scontata. Non lo è. Una coppia, per esempio, nel momento in cui si concede un attimo di riflessione, si rende conto di non esserlo, di non divertirsi da "Bormio '94". O forse '95.

Aldo superstar è il nuovo compagno di Margherita (Lucia Mascino), ex moglie di Giovanni. Spirito libero da tutta la vita, questa volta si presenta alle nozze con un "terrone" casinista e chiassoso che si rivela fin da subito elemento di grandissimo disturbo, ma anche l'unico in grado di creare enormi disastri in modo direttamente proporzionale a bellissimi e scanzonati momenti di felicità condivisa. Da tutti, perfino dagli ospiti perennemente criticoni e avvelenati. Altissimo il rischio di uscire dalla sala con l'urgenza di cantare a squarciagola, e possibilmente molto male, Maledetta Primavera.

Essendo, principalmente, una storia di coppie e di famiglie, Il Grande Giorno assume a sorpresa, soprattutto nel secondo tempo, i contorni di un film di Gabriele Muccino. Si ride meno, scendono in campo, improvvisamente, segreti e bugie che rischiano di minare per sempre l'unione, già scricchiolante, dell'intero gruppo. "Ogni fine è un nuovo inizio", però, e il miracolo che la sceneggiatura compie è partire da questo concetto tanto banale per intessere e concludere un film mai scontato. Con un messaggio di rinascita che, almeno per tutti i 90 minuti della pellicola, porterà lo spettatore a credere davvero che i cambiamenti, per quanto sembrino puntualmente apocalissi, possano condurre a nuove, insperate soluzioni. Tutti amiamo le prime volte, ma anche le ultime possono non essere necessariamente tragedie. Sono sottovalutatissime, ricorda la pellicola, ma ugualmente fondamentali per i personaggi, come per ognuno di noi.

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Quando un film è in grado di generare risate, commozione e di ispirare una nuova fiducia nelle infinite possibilità che la vita concede, basta saper guardare bene la carte che si hanno in mano, fa tutto ciò che uno spettatore si augurerebbe di trovare, una volta in sala. E anche molto di più. Il Grande Giorno è leggero, spensierato, amaro, con un cuore grandissimo e l'intenzione, riuscita, di raccontare una storia che possa realmente fare la differenza per chi la vorrà seguire. La sfiga è la grande protagonista dell'intera narrazione e il modo in cui ognuno dei personaggi sceglie di reagire alla stessa, non potrà che essere di ispirazione (o meno) per chiunque abbia voglia di avventurarsi in questo viaggio verso l'abbattimento della paura: cambiare non significa per forza fallire, "diverso" non sta obbligatoriamente per "peggiore", solo "nuovo". Anche se, sulle prime, spaventa da morire.

Impossibile non innamorarsi di questo gioiellino che fa uscire dalla sala con un rinfrancato sorriso sulle labbra e gli occhi, ci scommettiamo, ben poco asciutti. È missione più che ardua riuscire a trovare la formula per bilanciare perfettamente commedia e dramma risultando credibili nell'una e nell'altra, di più, nel complesso. Aldo, Giovanni e Giacomo, supportati anche dalla splendida regia di Massimo Venier e da un cast in stato di grazia, ci riescono e non si può che essergliene grati. Viene quasi voglia che vada tutto storto, per scoprire cosa verrà dopo. Insomma, che c'è di nuovo? Il trio è tornato al cinema e questa volta fa centro: non perdete l'occasione di innamorarvene ancora. Questo film potrebbe essere, e di motivi ce ne sono a folte schiere, anche il vostro grande giorno. Per fare pace con le cose che non vanno, per rendersi conto che, nonostante quelle, un sacco di altre funzionano alla grande, per non fare il sempiterno errore di svilire ciò che si ha rispetto a ciò che si potrebbe avere o essere. Siamo quello che siamo e quando qualcosa si guasta, non è la fine, ma il principio di una vita nuova, magari pure migliore.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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