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“Sono un fascista a cui piace Trump”: così si presenta il terrorista che ha ucciso 49 persone

Nel documento in cui rivendicano l’attentato e la propria ferocia omicida gli assalitori delle moschee in Nuova Zelanda citano Donald Trump come “simbolo di una rinnovata identità bianca e di uno scopo comune”. Se ogni volta che accade un gesto terroristico di quegli altri si corre a cercare il rabbino eccolo qui: il presidente degli USA.
A cura di Giulio Cavalli
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Hanno tutto quello che serve, perfino il loro manifesto in cui ci spiegano per filo e per segno perché hanno ragione loro, ad ammazzare una cinquantina di persone per il nostro bene e per difendere il mondo. E poi, ovviamente, c'è il refrain del sovranismo, la sconfitta della Le Pen come giustificazione (basta leggere il pezzo di Stefano Rizzuti) e ovviamente le stesse parole che con tanta superficialità continuano a rimbalzare anche qui da noi: "gli invasori", "il nemico globalista". “Per molti anni ho sentito e letto dell’invasione della Francia da parte dei ‘non-bianchi’. Pensavo si trattasse di un’esagerazione. Ma una volta arrivato in Francia, ho scoperto che non solo questa narrazione era vera, ma profondamente sottostimata” scrive l'attentatore. Vi ricorda qualcosa?

Il passaggio è molto semplice: tra i personaggi citati c'è Donald Trump indicato come "simbolo di una rinnovata identità bianca e di uno scopo comune". Se ogni volta che si compie un atto terroristico islamico si accorre tutti a cercare il rabbino che ha idealizzato e convertito gli assalitori allora eccolo qui il rabbino del terrorismo al contrario che ha ufficialmente acceso una guerra da un bel po', senza che ce ne accorgessimo: il sovranismo che Trump per primo (e poi a ruota molti altri Paesi, anche europei) è stato usato per fare pulizia non si sa bene di cosa ma che ha sicuramente aizzato gli animi di chi si sente non solo autorizzato ma addirittura chiamato a intervenire personalmente, con armi proprie, con mezzi propri, sentendosi parte di una grande famiglia che dovrebbe, nella sua testa, apprezzare il suo gesto come inizio di quella pulizia che riempie la bocca dei sovranisti come se l'eliminazione del nemico sia l'unica strada percorribile.

Il problema è proprio questo: con Trump (e tutti i suoi seguaci, italiani compresi) le viscere sono diventate il cervello di un'azione collettiva che non ha nessun ideale comune se non la comunanza dei nemici che sono, di volta in volta, di nazionalità diverse. L'importante è che siano diversi da noi e quindi stranieri secondo un sillogismo da primo anno d'asilo. Questi sono i nuovi uomini bianchi intrisi d'odio e affamati di violenza, senza nessun problema nell'uccidere con facilità, sono l'ISIS bianco che bisognerebbe avere voglia di combattere con la stessa forza con cui si combatte il terrorismo di matrice islamica. Un terrorismo di matrice razziale che ha aperto una feroce guerriglia contri un terrorismo di matrice religiosa. Non c'è nulla di diverso tra i due. Ma se volete andare a cercare gli ispiratori allora sappiate che Trump, in questo caso è il mandante morale di una strage che ha fatto una cinquantina di morti ma soprattutto di una spaccatura sociale che sarà difficile (e lungo) ricostruire.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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