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Siria, ora Damasco “ride”: “Sventato attacco Usa, rimaniamo col dito sul grilletto”

Il vicepremier siriano Qadri Jamil al contrattacco: “Obama è ormai diventato oggetto di sarcasmo da parte di tutti”. E i giornali parlano di “storica ritirata degli Usa”.
A cura di Redazione
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La decisione di Barack Obama di chiedere l'autorizzazione del Congresso prima di sferrare un attacco diretto alla Siria senza autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ovviamente dilatato i tempi dell'intervento. Anche se il Congresso dovesse infatti rientrare prima dalla pausa estiva, il dibattito sarebbe necessariamente lungo e dunque i tempi inizialmente profetizzati da alcuni analisti (e dal Presidente francese Hollande) subiranno un forzato allungamento. Una circostanza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al governo di Damasco. Anzi, a leggere le dichiarazioni del vicepremier Qadri Jamil, più che di sospiro di sollievo si tratta di toni quasi trionfalistici.

Secondo l'esponente del regime di Bashar al Assad, infatti, l'indecisione di Barack Obama è una vittoria della Siria ed il Presidente degli Usa "è ormai diventato oggetto di sarcasmo da parte di tutti". Damasco, che continua a manifestare "grande fiducia nei confronti dei nostri alleati", ha però ribadito che, a prescindere dal fatto che lo stop possa essere o meno temporaneo, il proprio esercito è pronto a colpire ovunque in caso di attacco dei marines: "Noi rimaniamo col dito sul grilletto". Simili toni anche sulla stampa, che parla di "ritirata storica" degli statunitensi, mentre come ricordano le agenzie, l'ambasciatore siriano all'Onu, Bashar al Jafari, ha detto: "Barack Obama si è arrampicato fino alla cima dell'albero e adesso non sa come scenderne".

Intanto, da fonti vicine alle forze di opposizione al regime filtra tutta la "delusione" per il mancato attacco statunitense, ma si resta "fiduciosi" che il Congresso Usa dia il via libera ai raid.

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