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Salvini: “Per i clandestini la pacchia è finita, devono fare le valigie e andarsene”

“Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare. Sulle Ong stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vice scafista deve attraccare nei porti italiani”, ha dichiarato il neo-ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un comizio tenuto a Vicenza.
A cura di Charlotte Matteini
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Il neo-ministro dell'Interno Matteo Salvini torna a parlare di migranti e delle misure che da capo del Viminale intende predisporre per contrastare il fenomeno della clandestinità. Durante un comizio tenuto in serata a Vicenza, Salvini ha dichiarato: "Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie, con calma, ma se ne devono andare. Sulle Ong stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vice scafista deve attraccare nei porti italiani”. Per la giornata di domani, è previsto l'arrivo di Matteo Salvini a Pozzallo, in Sicilia, una delle cittadine siciliane maggiormente coinvolte nei flussi dal Nordafrica dove sorge anche un hotspot.

“Domani vado in Sicilia, è la nostra frontiera. Voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro!” aveva detto questa mattina arrivando alla parata in onore della Festa della Repubblica. Rispondendo a chi gli chiedeva quale fosse il suo primo passo da ministro, Salvini ha rincarato: “Domani sarò in Sicilia che è la nostra frontiera. Ci sono da migliorare accordi con Paesi da cui arrivano migliaia di disperati e non possiamo permetterci né per loro né per noi di continuare a mantenerne alcune centinaia di migliaia in Italia". Da giorni, Matteo Salvini affronta il tema dei migranti e già poche ore dopo la nomina a capo del Viminale dichiarava: "Cinque miliardi sono troppi”, riferendosi ai fondi europei per l'accoglienza dei migranti.

"Sono disponibile a ragionare su come aiutare anche economicamente i Paesi d’origine della migrazione. Dobbiamo andare in Tunisia, da dove parte la maggior parte di chi sbarca, in Marocco, in Egitto, in Libia anche se la situazione è complicata, a concordare che le partenze devono diminuire nell’interesse di tutti. Dobbiamo aiutare, anche economicamente questi Paesi, in modo che crescano le aziende, si aiutino le famiglie, e non partano più barconi. Se uno scappa dalla guerra è il benvenuto, altrimenti tutti gli altri non devono partire, e se partono non possono rimanere in Italia: se torna l’allarme a casa nostra ho le idee chiare su come porre la questione all’attenzione mondiale. Già martedì ci sarà un vertice dei ministri dell’Interno Ue che però rappresenta un passo indietro per l’Italia: c’è in discussione un progetto che se dovesse passare vorrebbe dire altri 100mila migranti a casa nostra, qualcosa che non sta nè in cielo nè in terra. Diremo di no”.

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