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Salone libro Torino, la Lega va all’attacco del direttore: “Lagioia si dimetta”

A poche ore dalla fine del Salone del libro di Torino Fabrizio Ricca, segretario torinese della Lega e capogruppo in Consiglio comunale, chiede le dimissioni del direttore del Salone, Nicola Lagioia. A scatenare le polemiche l’esclusione dalla kermesse torinese di Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound.
A cura di Titti Pentangelo
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A poche ore dalla chiusura del Salone del Libro di Torino scoppia una nuova bufera. La 32esima edizione della kermesse torinese ha cercato in tutti i modi di non essere ricordata per le polemiche, ma a quanto pare gli sforzi sono stati inutili. Dopo un weekend di eventi e presentazioni all'insegna della lettura, interrotti soltanto dalla polemica di Chiara Giannini accanto allo stand di Feltrinelli, arriva l'attacco di Fabrizio Ricca, segretario torinese della Lega e capogruppo in Consiglio comunale, nonché candidato dalla Lega alla guida della Regione Piemonte: "Non è accettabile la censura di AltaForte, il direttore del Salone del Libro di Torino si dimetta. E con lui il suo direttivo".

La Lega contro il Salone del libro: "il direttore si dimetta"

A scatenare le polemiche alla vigilia del Salone era stata la presenza di Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound, esclusa all'ultimo dalla fiera. Molti scrittori e casa editrici si erano tirati indietro, scegliendo di non partecipare ad una manifestazione "dove erano presenti i fascisti". Poi, non appena CasaPound era stata fatta fuori, erano tornati sui loro passi. A quel punto sembrava tutto finito. Poi, oggi un nuovo capitolo. Queste le parole di Fabrizio Ricca:

"Non è francamente accettabile che il direttore di un evento importante come il Salone del Libro, evento in crescita e con una credibilità democratica internazionale da difendere, faccia partire un boicottaggio contro lo stesso evento che organizza. Non è nemmeno accettabile che Lagioia non si sia scusato per la lista di proscrizione stilata dal suo collaboratore Raimo dove giornalisti non omologati al pensiero unico che sembra essere tanto caro a Lagioia e editori liberali venivano invitati a non partecipare all’evento. Il Salone si merita pluralità, democrazia e libertà e il clima che si è creato in questi giorni di polemica va esattamente nella direzione opposta a questi principi insindacabili quando si parla di cultura rimane anche assurdo e da chiarire l'atteggiamento censorio e limitante della libertà di espressione messo in campo da Regione e Comune. Per questo chiediamo un passo indietro a chi non è intervenuto tempestivamente per difendere autori che con la loro presenza, negli anni, hanno contribuito al successo del Salone".

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