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Ryanair nei guai, indagato l’ad O’Leary: avrebbe evaso milioni in Italia

Secondo la Procura di Bergamo la compagnia aerea irlandese tassa dipendenti italiani seguendo le regole di Dublino, con contributi quindi molto più bassi. Tattica che avrebbe comportato un danno all’erario italiano di 12 milioni di euro.
A cura di Susanna Picone
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Secondo la Procura di Bergamo la compagnia aerea irlandese tassa dipendenti italiani seguendo le regole di Dublino, con contributi quindi molto più bassi. Tattica che avrebbe comportato un danno all’erario italiano di 12 milioni di euro.

La compagnia aerea irlandese Ryanair finisce nuovamente tra le cronache italiane, questa volta però non per raccontare una delle tante trovate pubblicitarie realizzate dal colosso dei cieli ma, al contrario, per una questione decisamente più “seria”. La notizia che tira in ballo oggi la compagnia low cost è stata riportata dal Corriere della Sera che parla dell’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della Procura di Bergamo, di Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, e di Juliusz Komorek, suo braccio destro. Questo perché Mister Ryanair e l’altro vertice della compagnia avrebbero assunto a Dublino 220 dipendenti della compagnia aerea, di stanza però all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, assoggettandoli alla tassazione irlandese che è molto più bassa di quella italiana. Una “tattica”, insomma, che avrebbe comportato un danno all’erario italiano di quasi 12 milioni di euro. Somma confermata dai calcoli dell’Inps e della Direzione provinciale del lavoro che già mesi fa avevano segnalato presunte irregolarità nell’assunzione dei dipendenti di Ryanair. Secondo la Procura di Bergamo Ryanair fa firmare i contratti ai suoi dipendenti a Dublino (lì la tassazione degli stipendi è intorno al 12% contro il 37% italiano), anche se quest’ultimi lavorano e vivono in Italia.

Per Ryanair è tutto regolare – Per la compagnia di Michael O’Lear, invece, i dipendenti lavorano a bordo degli aerei irlandesi non svolgendo il loro compito in Italia (con questa motivazione Ryanair non ha regolarizzato la sua posizione entro il termine stabilito, facendolo avrebbe estinto il reato). Il colosso low cost irlandese avrebbe dimostrato, insomma, di essere nel giusto. Posizione che, appunto, non è condivisa dalla Procura di Bergamo, considerato anche il fatto che altre compagnie aeree estere assumono italiani secondo le nostre regole. C’è poi anche un altro aspetto sotto osservazione da parte degli inquirenti, quello relativo alle prestazioni sanitarie. Ryanair, secondo i pm, paga le tasse in Irlanda ma scarica i costi dell’assistenza per i suoi lavoratori sul sistema sanitario italiano: con un certificato richiesto all’Inps, infatti, il dipendente che ha bisogno di cure all’estero le ottiene senza pagare nulla ma il conto viene poi addebitato all’Italia.

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