Vestita da orso alla mostra viene presa a pugni da un visitatore: “Pagata a nero, prognosi di due mesi”

Durante la visita alla mostra immersiva Art of Play di Roma organizzata da Postology srl un uomo ha preso a pugni la mascotte, un pupazzo a forma di orso rosa che si trovava lì come installazione per abbracciare i visitatori. Ciò che forse non sapeva è che al suo interno c'era E., un'attrice professionista che dopo il colpo è caduta giù di spalle. Dopo l'accaduto ha raggiunto il pronto soccorso e, nei giorni successivi, è stata sottoposta ad ulteriori visite al termine delle quali le sono stati dati 60 giorni di prognosi.
"Un dramma che poteva essere evitato – ha fatto sapere a Fanpage.it la lavoratrice – Ora mi devo fermare per 60 giorni. Ma io lavoro con il mio corpo, con la mia faccia. Poteva andare molto peggio. Ma non è la prima volta che succede un episodio del genere. Poteva essere evitato".
Oggi l'attrice da una parte, ha sporto denuncia contro l'uomo che le ha sferrato il pugno. Dall'altra è assistita dalla Cgil che ha diffidato il Comune di Roma, che gestisce la sede che ospita la mostra e le due aziende che la curano e gestiscono chi ci lavora.
"Stipulano spesso contratti di collaborazione coordinata e collaborativa, spesso di collaborazione occasionale, validi soltanto per brevi periodi. Nel giorno in cui è avvenuta l'aggressione, ad esempio, l'attrice stava lavorando senza alcuna copertura contrattuale", hanno spiegato dal sindacato. A fronte del lavoro eseguito da ottobre ad aprile, ad esempio, la lavoratrice risulta coperta contrattualmente soltanto per il periodo di un mese circa come hostess.
Il video del pugno, cosa è successo
Come mostra il video ripreso dalle videocamere di sorveglianza, un uomo sulla cinquantina è entrato insieme alla compagna nella sala con l'orso Teddy degli abbracci. "Già nei mesi precedenti, da novembre quando la mostra è stata aperta al pubblico, spesso abbiamo subito molestie, spintoni e bullismo. Una situazione che peggiora durante i weekend quando i visitatori aumentano e la folla si muove incontrollata verso di noi – ha spiegato – Avevo provato a segnalare la vicenda ai capi: spesso le persone non si rendevano conto che nell'orso si trovava una persona".
I fatti risalgono proprio ad una domenica, al 13 aprile di quest'anno. "In realtà è successo in un momento piuttosto tranquillo, stavolta. Non c'era quasi nessuno nella sala, poi sono entrati loro. Un uomo sulla cinquantina e quella che ho ipotizzato essere la compagna. Varcata la soglia della sala ha iniziato a riprendere l'uomo – ricorda la lavoratrice a Fanpage.it – Si è avvinato con calma. Indossando il pupazzo riuscivo a vedere tutto frontale, ma non ai lati. E mi ha sferrato un cazzotto".
Il pugno e la caduta: "Non sapevo ci fosse una persona nell'orso"
Il pugno è arrivato proprio dal lato, l'ha colpita allo zigomo sinistro. "È stato come un terremoto. Io sono caduta giù e ho iniziato ad urlare. Mi sono molto agitata anche perché sotto al costume da teddy indossavo gli occhiali, che si sarebbero potuti rompere. Cosa che, fortunatamente, non è successa". È stato in quel momento che l'uomo che aveva appena sferrato il pugno si è preoccupato. "Non sapevo ci fosse dentro una persona, ma non è scritto da nessuna parte!", ha subito urlato, preoccupato.
"Ho iniziato ad urlare – riporta ancora la lavoratrice – Ed è arrivata la hostess della sala vicino alla nostra che a sua volta ha chiamato il supervisore. Mi hanno aiutato a rialzarmi e mi hanno accompagnato in camerino, poi al bar dove ho messo del ghiaccio sullo zigomo. Mi hanno chiesto cosa fosse accaduto, nel frattempo dicevano che l'uomo che mi aveva aggredito continuava a chiedere di parlarmi, che era collaborativo e spaventato".
Pugni al pupazzo: i casi precedenti
Pacche sul sedere, spintoni, pugni sul naso. "Ogni giorno da tempo, per me, andare a lavorare comportava una buona dose di ansia. Quel costume spesso mi ha fatto venire anche gli attacchi di panico – spiega ancora – Da subito ho lamentato che questo sistema non andava bene e ho chiesto di cambiarlo. Avrebbero dovuto specificare che all'interno della mascotte si trovava una persona. Potevano dirlo con con la canzone di sottofondo, mettere un cartello (come, fra l'altro, aveva chiesto con un intervento la Cgil, ndr), farlo presente in biglietteria. Potevano farci parlare, ma non volevano. Ogni tanto, quando i visitatori superavano il limite, ci è capitato di far notare la nostra presenza. E tutti ribadivano che pensavano si trattasse di un pupazzo meccanico".
Anche un'amica regista che ha accompagnato l'attrice a sporgere denuncia le ha fatto notare la situazione, guardando il video: "Sei circondata da pupazzi inanimati, sei l'unica componente che si muove, mi ha detto. Per visitatori e visitatrici eravamo un punching ball da urtare come volevano. E ce ne siamo accorti tutti. Un'altra ragazza era stata presa a pugni qualche giorno prima di me, fortunatamente per lei le conseguenze sono state minori". Quando ha chiesto di inserire una hostess a sorveglianza della sala, le è stato risposto che non c'erano risorse disponibili. "Ti posso mandare qualcuno per carineria, non è prevista una risorsa, mi hanno risposto quando ho chiesto aiuto dopo essermi trovata circondata da una quarantina di persone. Questo, però, non può essere definito lavorare in sicurezza", sottolinea.
"Non potrò lavorare per 60 giorni, conseguenze almeno per un anno"
L'attrice, oltre a sporgere denuncia nei confronti dell'uomo che l'ha presa a pugni, è assistita dalla Cgil che ha il compito di affiancarla nella diffida già inoltrata alle aziende. Una volta rialzata e ripresa, ha guidato da sola fino all'ospedale dove è stata sottoposta ad una tac e le sono stati dati i primi giorni di malattia. Cinque giorni dopo le ferite si sono sgonfiate, ma ha continuato a stare male. "Nausea, dolore alla tempia e all'occhio, giramenti di testa – racconta – Così sono tornata in ospedale, al Gemelli, e dopo una visita maxillofacciale mi hanno dato due mesi di prognosi, ma dovrò continuare a fare altre visite. La prossima, ad esempio, è dall'otorinolaringoiatra".
Per questi due mesi è costretta a fermarsi. "Lavoro come attrice e come ballerina, ma insegno anche tiptap. Mi hanno detto di stare a riposo il più possibile nei prossimi due mesi. Ma le conseguenze, non me lo hanno nascosto, potranno durare anche per sei mesi, un anno. Per me è lavoro. Anche se quel giorno non ero coperta da alcun contratto e non lo sapevo".
Adesso chiede fermamente un risarcimento per i mesi che dovrà trascorrere senza lavorare e, soprattutto, giustizia. "Non si può lavorare in condizioni di sicurezza precarie, non si può trattare così la vita delle persone. Per questo ho deciso di non restare in silenzio".