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Una targa per Stefano Cucchi nel Parco degli Acquedotti dove è stato fermato dai carabinieri

Il 15 ottobre 2009 è il giorno in cui Stefano Cucchi è stato arrestato. E dopo neanche una settimana muore mentre è nelle mani delle istituzioni. “In quei giorni sembrava la fine di tutto, della mia vita e di quella dei miei genitori che stanno pagando il prezzo più alto”, ha detto Ilaria Cucchi all’inaugurazione. “Oggi invece è un nuovo inizio e questo è il risultato di questa enorme battaglia di civiltà che stiamo portando avanti”.
A cura di Alessandro Rosi
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Dove Stefano Cucchi è stato arrestato ora c'è una targa per non dimenticare il suo nome e quanto avvenuto il 15 ottobre 2009. All'ingresso del Parco degli Acquedotti c'è scritto: “In ricordo di Stefano Cucchi, 1978-2009”. Quel giorno di 11 anni fa 5 carabinieri lo fermano e lo portano in caserma. Perquisito, gli trovano nelle tasche delle sostanze stupefacenti. Resta allora in carcere e da lì non esce vivo. Muore il 22 ottobre del 2009, solo sette giorni più tardi.

Il prezzo pagato dalla famiglia e da Ilaria Cucchi

All'inaugurazione della targa presente anche la sorella di Stefano. “È un momento emozionante, 11 anni fa tutto iniziava qui", ha detto Ilaria Cucchi. "In quei giorni sembrava la fine di tutto, della mia vita e di quella dei miei genitori che stanno pagando il prezzo più alto. Oggi invece è un nuovo inizio e questo è il risultato di questa enorme battaglia di civiltà che stiamo portando avanti”.

Ancora nessuna piazza o via intitolata a Stefano Cucchi

Non sono mancate le polemiche contro il Campidoglio. “C’è un atto depositato in Consiglio comunale 5 anni fa, ne sono passati 11 e il Comune non ha ancora fatto intitolare una via o una piazza a Stefano Cucchi", commenta all'inaugurazione Gianluca Peciola, presidente del Gruppo Consiliare di Sinistra Ecologia e Libertà nell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale. Che poi spiega il motivo per cui è stata voluta questa targa: "Abbiamo installato questa targa dove Stefano è stato fermato, a monito perenne di quanto successo perché una cosa simile non deve più accadere”.

Il processo continua

Non finiscono le novità sul processo legato alla morte del 31enne romano. Nel procedimento legato ai falsi e depistaggi avvenuti per coprire il pestaggio si aggiungono ora le parole del maggiore Pantaleone Grimaldi. Sentito dai magistrati il 28 ottobre, il carabiniere ha detto di aver visto sul registro dei fotosegnalamenti "un rigo interamente sbianchettato". E questo proprio pochi giorni dopo l'arresto di Cucchi. Per il maggiore non ci sono dubbi: sotto c'era "scritto il nome di Stefano Cucchi". A credere che si aggiungeranno altri particolari anche l’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo.“Persino qualcuno degli avvocati difensori ha ammesso che ci sono stati dei depistaggi. Lo sport dello scarica barile è il terreno su cui ci stiamo muovendo. È una battaglia molto difficile".

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