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Una serata di ordinaria follia: “Tassista mi ha fatto scendere dall’auto perché disabile”

Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) denuncia come un tassista gli abbia rifiutato una corsa una volta sceso da un treno da Roma a Verona. “Non voleva far salire la carrozzella sosteneva che per noi persone con disabilità vi erano delle macchine attrezzate”.
A cura di Lorenzo Sassi
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Immaginatevi di essere appena scesi da un treno che vi ha portati dalla Capitale a Verona. Siete stanchi per il viaggio e dovete dirigervi all’albergo (e piove pure), così andate al parcheggio dei taxi. Salite sul primo mezzo disponibile ma ecco che il conducente, non appena si rende conto che siete in sedie a rotelle, vi intima di scendere. Anzi, vi obbliga a scendere perché: “Decido io chi sale sulla mia auto”. Alla faccia del servizio pubblico. Questo è il resoconto stringato di una “serata di ordinaria follia”, per dirla con le parole di Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), protagonista della vicenda. Fanpage.it lo ha intervistato.

Viaggio spesso e uso di frequente i taxi in diverse città italiane ma quello che è successo a Verona ha dell’incredibile. Sono stato fatto scendere dalla vettura perché persona con disabilità e, a detta del tassista, avrei dovuto prendere una macchina attrezzata per il trasporto delle persone con disabilità”, spiega Falabella. “Ero a Verona perché dovevo partecipare a un evento istituzionale il giorno seguente. Nell'occasione arrivavo con un Frecciarossa da Roma. Giunto a Verona, l'assistente della ‘Sala Blu’, mi accompagnava la pensilina del taxi. Nel frattempo l'autista del taxi scendeva, si portava nella parte posteriore dell'autovettura e una volta accortosi che ero in sedia a rotelle – e quindi che avrebbe dovuto caricare nella sua macchina la sedia a rotelle -, mi invitava a scendere perché, a suo dire, lui non prendeva persone in sedia a rotelle”.

Vincenzo si è rifiutato di scendere dal mezzo. “Il tassista ha continuato a sostenere la sua tesi che non prendeva persone con sedia a rotelle e che per noi persone con disabilità vi erano delle macchine attrezzate. È nata una specie di colluttazione verbale, diciamo così”. Tradotto: a quel punto i toni si sono alzati. “Mi ha detto che decideva lui chi poteva entrare nell’auto, come se io non appartenessi alla categoria degli esseri umani. Io sono sceso dalla vettura a quel punto ma non per volontà, c’è stata un’imposizione. Tant'è vero che io inizialmente ho pensato che ci fossero degli accordi interni con la compagnia dei taxi, poi mi sono reso conto che così non era, perché la seconda macchina arrivata di lì a pochi minuti mi ha garantito il servizio. Dopo l'accaduto ho contattato l'Unione Radiotaxi, lasciando le mie generalità, il mio telefono con la speranza che di essere ricontattato”, prosegue Falabella. Non è mai stato ricontattato.

Unione Radio Taxi Verona con una nota ha fatto sapere di aver attivato una procedura di verifica dell’accaduto "con la Commissione interna di controllo”. Aggiungendo inoltre di lavorare da più di 25 anni perché nessuno si senta discriminato” e di non poter accettare di essere definiti gli autori di azioni denigranti”, nei confronti di persone con disabilità, si legge nel comunicato. Erika Stefani, ministra alle Disabilità, ha commentato l’accaduto: "Accade che, quando la disabilità diventa visibile, una parte della nostra società la percepisce ancora come un problema. Questa mentalità ha portato un tassista di Verona a negare il servizio a Vincenzo Falabella, il presidente della Fish, quando si è accorto che per muoversi utilizza una carrozzina. Un mezzo come un altro, che ha provocato un pregiudizio per cui le persone con disabilità dovrebbero salire su ‘vetture loro riservate'. È assurdo pensare che per alcune persone esista ancora un ‘loro'. Non vi sono ragioni per rifiutare un servizio a una persona con disabilità: basta buona creanza e rispetto".

La cosa che mi ha dato ancora più fastidio è stata l'arroganza anche del tassista che, indipendentemente dalle ragioni che io cercavo di manifestargli, era convinto che le persone con disabilità dovessero necessariamente prendere mezzi speciali. Le parole che mi sono state dette erano pregnanti di pregiudizi e stigmi, come se le persone con disabilità fossero un qualcosa a parte rispetto alla collettività”. Non è nota la ricostruzione fornita dal tassista, che rischia anche la revoca della licenza per interruzione di pubblico servizio.

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