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Uccide l’amico credendolo un elfo: lui assolto per infermità mentale, medici a processo

Massimo Monteneri è morto la mattina del 20 ottobre 2017. Secondo l’accusa, i medici avrebbero ignorato la pericolosità di M.D.S. nonostante le chiamate della sorella per avvertire dell’imminente tragedia.
A cura di Natascia Grbic
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Aveva ucciso l'amico d'infanzia con trenta coltellate, convinto che si trattasse di un ‘elfo malvagio'. M.D.S., oggi trentotto anni, è stato assolto dall'accusa di omicidio perché totalmente incapace di intendere e di volere e oggi, dopo aver passato un anno in carcere per mancanza di posto in altre strutture, si trova in una clinica, dove viene seguito e curato. A processo, per quell'episodio avvenuto nel 2017, ci sono ora i due medici di turno la mattina della tragedia, quando la sorella del 38enne ha chiamato il Centro di igiene mentale convinta che il fratello stesse per compiere un gesto irreparabile. A riportarlo è Il Corriere della Sera.

A morire, la mattina del 20 ottobre 2017, è stato Massimo Monteneri, amico d'infanzia di D. S.. Era ospite in casa dell'uomo da un po' di tempo. L'amico però, era troppo instabile: da diversi anni soffriva di schizofrenia paranoide, che si era acuita dopo il servizio militare. I familiari hanno tentato in tutti i modi di aiutarlo: era seguito dal Centro di igiene mentale della zona e aveva subito già in passato diversi Tso.

Già altre volte aveva dato in escandescenze, ma quella mattina era ingestibile. La sorella, capendo che stava per succedere qualcosa di grave, ha immediatamente chiamato il Cim, chiedendo un intervento. Il dottore che l'aveva in cura (assolto dal processo per insufficienza di prove) era in ferie quel giorno. "Avvisai chiaramente del pericolo ma nessuno mi diede ascolto", ha dichiarato ieri la sorella in aula. Dopo un'ora furono mandate due persone nell'appartamento, ma ormai era troppo tardi. Monteneri era già stato colpito con trenta coltellate, morì poco più tardi per le ferite.

Secondo il legale della famiglia, i medici non sarebbero intervenuti per valutare e cambiare la terapia del 38enne. Di diverso avviso i dottori, che sostengono l'allarme sia stato lanciato troppo tardi.

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