Travolge e uccide sul raccordo Alessia Sbal, i giudici: “Era consapevole di averla investita”

Ha investito Alessia Sbal e non si è fermato nonostante le numerose segnalazioni degli automobilista che lo seguivano. Questo è quanto si legge sulle motivazioni della sentenza dei giudici della corte d'Appello di Roma che lo scorso aprile hanno condannato Flavio Focassati a 8 anni di carcere rigettando la richiesta di sconto di pena avanzata dalla difesa.
La condanna è stata pronunciata lo scorso aprile, mentre le motivazioni della decisione sono state rese note soltanto in questi giorni.
Investita e uccisa sul raccordo a Roma
Nel documento viene ripercorsa quella tragica sera, quando Sbal si trovava al volante della sua Fiat Panda, lungo il Grande Raccordo Anulare, all'altezza dell'uscita di Casalotti Boccea. C'è il riferimento alle telefonate fatte al 112 dalla donna, a cui viene riferita la targa del camion e l'ultima chiamata, quella che si è conclusa con il lungo silenzio dal telefono di Sbal, forse già colpita e travolta dal camion che è ripartito poco dopo.
Il mezzo pesante ha poi percorso 18 chilometri senza prestare soccorso e senza fermarsi, neppure di fronte agli automobilisti che hanno iniziato a lampeggiare e a suonare. Fermato dalla Polstrada, ha poi parlato di un sorpasso azzardato. Ma per i giudici non ci sono dubbi: "Era perfettamente consapevole del fatto che nella corsia di emergenza e nell'area della manovra che si accingeva a compiere vi fosse Alessia Sbal", riporta la Repubblica. Secondo quanto riportato nella sentenza, si sarebbe concentrato su altro pur di non sentire le urla della donna.
La sentenza sulla morte di Alessia Sbal
Le spiegazioni della difesa non hanno convinto i giudici che, invece, hanno confermato quanto già stabilito nel primo processo. La loro conclusione è che non sia credibile l'ipotesi secondo cui il camionista non avrebbe sentito l'impatto con la vittima: non si è fermato "perché voleva fuggire", è quanto ricostruito in tribunale. Per questo è stata confermata la condanna.