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“Ti vergogni di tuo figlio disabile?”, sospeso questionario shock. Assessora: “C’è vuoto normativo”

Sospeso dal Comune di Roma il questionario shock somministrato a Nettuno ai genitori di ragazzi con disabilità gravissima. L’assessora Funari si scusa: “C’è un vuoto normativo regionale e nazionale”.
A cura di Natascia Grbic
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"Non ho alcun problema anche a scusarmi. Ogni giorno ci si deve mettere in discussione e, senza guardare a chi compete una cosa, essere vicini e riconoscere subito quello che non funziona, correggendolo rapidamente senza cercare scuse". Lo ha dichiarato, in un'intervista rilasciata a la Repubblica, l'assessora alle Politiche sociali del Comune di Roma Barbara Funari. L'assessora si riferisce al caso del questionario che il comune di Nettuno somministrava ai familiari delle persone con disabilità gravissima, in cui per vedere se erano soddisfatti i requisiti per ottenere il contributo da caregiver, chiedeva se i genitori si ‘vergognassero' del proprio figlio. Il documento in questione, inviato dal Campidoglio, è stato da questo immediatamente sospeso, con le scuse dell'assessora Funari. Che precisa al quotidiano: "Sicuramente ciò che non ha funzionato e che non funziona è un vuoto normativo nazionale e anche regionale. Ci sono diverse proposte di legge depositate relative al ruolo del caregiver familiare, che eviterebbero anche errori procedurali e che consentirebbero di mettere in campo una cornice seria".

Inoltre, riporta sempre la Repubblica, sembrerebbe che il contributo per i caregiver sia stato tagliato di alcune centinaia di euro, arrivando in alcuni casi anche a 400 in meno. "Dopo la vergognosa vicenda del questionario, ci segnalano decurtazioni di centinaia di euro al mese negli assegni di cura che arrivano alle famiglie del Lazio – ha dichiarato la ministra per le Disabilità Erika Stefani – Chiederemo spiegazioni dettagliate alla Regione per avere delucidazioni e sanare la situazione. Parliamo di persone che vivono grazie a questi soldi, di famiglie che ne hanno diritto".

Il caso è scoppiato nei giorni scorsi. "Da zero a quattro, quanto ti vergogni del tuo familiare? Quanto risentimento provi nei suoi confronti? Quanto non ti senti a tuo agio quando hai amici a casa?": queste alcune delle domande cui le famiglie si sono trovate costrette a rispondere per poter ottenere il contributo. Domande che hanno suscitato una forte ondata di indignazione. "Nel nostro vocabolario di genitori con figli disabili non esiste la parola vergogna. Proviamo soltanto amore e disperazione, perché siamo lasciati a noi stessi –ha dichiarato a Fanpage.it il presidente di Nati 2 Volte, Marco Laurini. "Invece di occuparsi della nostra situazione, adesso fanno questionari".

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