Sfregiata ancora la lapide ai partigiani di Forte Bravetta con la scritta “remigrazione”

Ancora una volta la lapide in onore dei partigiani di Forte Bravetta è stata profanata. È quanto scoperto questa mattina, 2 giugno, nella giornata della Festa della Repubblica. Sul bianco della stele monumentale ora troneggia la scritta, in colore nero, remigrazione. Mentre arrivano parole di condanna da associazioni e istituzioni, prima fra tutte l'Anpi provinciale di Roma, si sta organizzando per questo pomeriggio alle ore 19 un "presidio di democrazia", davanti all'ennesima profanazione del monumento.
Le reazioni allo sfregio della lapide ai partigiani di Forte Bravetta
"Chiediamo un pronto ripristino della lapide, una protezione efficace contro ulteriori future gesta e una pronta individuazione dei responsabili che debbono rispondere di vari gravi reati, tra i quali quelli previsti dalla legge Mancino sull'odio razziale", è l'appello dell'Anpi provinciale della capitale alle Istituzioni repubblicane e antifasciste.
"I campioni del coraggio italico che agiscono come al solito strisciando, col buio, inneggiando alla remigrazione hanno profanato la memoria dei Patrioti fucilati dalla feccia fascista per aver voluto conquistare Pace, Democrazia e Diritti Sociali universali – si legge nella nota dell'Anpi – Questa feccia vorrebbe anche, in nome di una presunta e autoproclamata superiorità razziale, escludere uomini, donne e bambini da questi stessi diritti, conquistati dai partigiani e dalle partigiane con la vittoria sui padri di costoro, che li volevano negare soprattutto agli italiani", viene sottolineato.
"Come il 25 aprile dello scorso anno, la stele commemorativa del Forte Bravetta è stata imbrattata.
Come sempre, di notte, perché la vigliaccheria è tipica degli ambienti di estrema destra – ha aggiunto il presidente del XII Municipio Elio Tomassetti – Siamo già al lavoro per ripulirla nell'immediato. Ma siamo al lavoro da sempre, e lo saremo per sempre, affinché la nostra sia una Repubblica dell'accoglienza e della Pace, non di certo della remigrazione".