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Serve verità per Abdel: morto in un reparto psichiatrico dopo la detenzione nel Cpr di Ponte Galeria

Abdel Latif, tunisino di 26 anni, si trovava detenuto nel Cpr di Ponte Galeria quando ha avuto un malore. Alcuni giorni dopo, il 28 novembre, è morto nel reparto psichiatrico del San Camillo dove era stato contenuto non è noto quanto a lungo. Sulla sua morte ancora molte domande senza risposta.
A cura di Valerio Renzi
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Cosa è successo a Abdel Latif? Come è morto il cittadino di nazionalità tunisina di 26 anni, deceduto dopo essere stato trasferito in ospedale dal Cpr di Ponte Galeria? Sono ancora tante le domande che non hanno risposta secondo le associazioni che si occupano di diritti umani e di monitorare quello che accade nei Cpr, troppo spesso in questi anni teatri di abusi e violenze contro i migranti in stato di detenzione amministrativa. Latif, che da quanto si apprende soffriva di problemi psichiatrici. Da Ponte Galeria sarebbe passato per l'ospedale Grassi di Ostia e da qui al reparto psichiatrico dell'ospedale San Camillo dove sicuramente è stato sottoposto a contenzione. Il 28 novembre poi sopraggiunge la morte per "arresto cardiaco".

Questa mattina a Ponte Galeria si sono recati il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasia, accompagnato dal consigliere regionale di Più Europa Alessandro Capriccioli. Visionata la documentazione medica è stato così possibile ricostruire gli ultimi giorni di vita del 26enne e il suo percorso tra strutture detentive e sanitarie. "Su questa vicenda, evidentemente, deve essere fatta piena luce, obiettivo per il quale per primo continuerò a impegnarmi", ha dichiarato Capriccioli in una nota.  La prima cosa che andrà appurata è se lo stato di contenzione possa avere provocato la morte del giovane.

"Occorre accertare le cause della morte di Abdel, ricoverato al Grassi e poi al San Camillo in ragione della sua sofferenza mentale. – così a Fanpage.it il Garante Anastasia – E bisognerà anche verificare le procedure di accertamento della sua compatibilità con il trattenimento in un centro di detenzione. Sono certo che le autorità sanitarie e la prefettura collaboreranno con gli inquirenti nel fare piena luce su quanto accaduto". 

Della morte di Latif si sta occupando anche l'associazione LasciateCIE Entrare. "Abdel – si legge in una nota – era giunto in Italia a settembre e dopo un periodo di quarantena sulla nave della compagnia GNV, come oramai da prassi per chi proviene dalla Tunisia, non era riuscito a manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale. Invece che essere accolto, era stato inviato in direttissima al CPR di Ponte Galeria". Ma le sue condizioni erano compatibili con un regime detentivo? È la prima domanda a cui sarebbe necessario rispondere. "Chi sono i funzionari che non hanno accettato la sua domanda di protezione internazionale? Perché si continua a non dare accoglienza? A non voler ascoltare le voci di chi è ingiustamente recluso nei CPR, a non voler vedere quello che accade nei CPR, a quanto viene denunciato dal Garante, dalle associazioni, dagli attivisti?.

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