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Roma Tre, nasce centro antiviolenza: sarà intitolato a Sara Di Pietrantonio, vittima di femminicidio

Il centro antiviolenza di Roma Tre sarà intitolato a Sara Di Pietrantonio, studentessa vittima di femminicidio nel 2016: la proposta, approvata in Consiglio di Amministrazione, arriva dagli studenti.
A cura di Beatrice Tominic
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È stato deciso nell'ultima seduta del Consiglio di Amministrazione di ateneo: il centro antiviolenza dell'università degli studi di Roma Tre sarà intitolato a Sara Di Pietrantonio, studentessa che frequentava la facoltà di Economia a Roma Tre di 22 anni uccisa dall'ex fidanzato nel 2016. La proposta è arrivata proprio dagli studenti in sede di Consiglio Accademico. "Il ricordo di Sara deve essere tenuto sempre vivo nella nostra comunità accademica", hanno scritto.

I locale del centro antiviolenza a Roma Tre

Roma Tre ha già trovato i locali di ateneo che ospiteranno il centro: sono già individuati, arredati e anche la Regione Lazio li ha già definiti idonei. "Prima di attivare il centro antiviolenza occorrerà trovare un'associazione di psicologi e psicoterapeuti che possa occuparsene, grazie al bando aperto pochi giorni fa – spiega a Fanpage.it la dottoressa Francesca Romana Fiorini, membro del Comitato Unico di Garanzia, CUG, di Roma Tre – Qui, però, è già tutto pronto".

Il centro antiviolenza di Roma Tre è costituito da due stanze, entrambe con finestroni verso l'esterno di vetro oscurato per assicurare la privacy di tutte colore che si rivolgeranno al centro. Rispetto all'entrata principale, gli spazi si estendono "in verticale", dalla stanza dell'accoglienza al piccolo corridoio con i servizi e, ancora, dalla seconda stanza verso l'esterno. La prima stanza è un luogo di accoglienza con una prima scrivania per sbrigare le questioni burocratiche e alcuni giochini per intrattenere i bambini, permettendo anche alle mamme di potersi recare nel centro in caso di necessità: si accede direttamente da via Ostiense, al civico 141, fra i nuovi edifici del rettorato e il dipartimento di Giurisprudenza.

Una delle due stanze del centro e la vista dal cortile interno sul dipartimento di Giurisprudenza.
Una delle due stanze del centro e la vista dal cortile interno sul dipartimento di Giurisprudenza.

La seconda stanza, invece, è il luogo in cui si terranno i colloqui veri e propri. All'interno, almeno per ora, ci sono una sedia, un divano e una lampada e si affaccia su un cortile nascosto rispetto alla strada principale: i vetri oscurati, stavolta, servono a garantire la privacy anche rispetto alla stanza vicina. Il cortile è piuttosto grande con una tettoia e alcune panchine e tutto lo spazio è recintato con delle grate di metallo per oscurare tutto ciò che c'è all'interno dagli spazi fuori al centro.

L'interno del futuro centro antiviolenza

"Il fatto che i locali si estendano per verticale può simboleggiare un vero e proprio viaggio per le donne che decideranno di rivolgersi al centro – continua la dottoressa Fiorini – Una volta usciti nel cortile interno, sembra di trovarsi all'interno di un nido: l'atmosfera è intima proprio per permettere alle donne vittime di violenza di sentirsi accolte e libere. Nella prima sala abbiamo già provveduto a portare libricini e giocattoli per bambini: quando si tratta di violenza di genere, non sappiamo mai in che condizioni si trovino le donne coinvolte. Così, se qualcuna dovesse raggiungere il centro antiviolenza con i figli, anche i piccoli potranno sentirsi a proprio agio".

La doppia entrata

Come abbiamo visto, entrambe le stanze affacciano all'esterno: su strada da una parte e su un cortile interno (da cui, però, è possibile uscire) dall'altra. "In questo modo viene garantita la possibilità di usufruire di due accessi differenti facendo sentire le donne ancora più tutelate: questo potrebbe convincere anche le donne più scettiche a rivolgersi al centro", dice una dei rappresentanti degli studenti in Senato Accademico, Vittoria Podo. "Il centro ovviamente – aggiunge poi una delle rappresentanti degli studenti nel CUG, Elvira Di Meo – È aperto a tutta la cittadinanza del quartiere e della città: pur essendo all'interno dei locali dell'ateneo, non accoglierà soltanto studentesse, ma tutte le donne che ne avranno bisogno".

Il centro intitolato a Sara Di Pietrantonio

La decisione di intitolare il centro antiviolenza a Sara Di Pietrantonio è arrivata, come anticipato, direttamente dal Consiglio degli Studenti. La proposta,  arrivata dalla commissione Cultura, è stata approvata all'unanimità: "L'università deve essere un presidio culturale per il territorio ed è ancora più importante intitolare questo spazio a Sara Di Pietrantonio per dare un messaggio simbolico: Roma Tre deve essere uno spazio in cui sentirsi sicuri. La violenza fisica e verbale di genere è un ostacolo non indifferente al percorso di studi universitari, nel nostro modello universitario il Diritto allo Studio è tutelato quando la salute mentale e fisica viene tutelata in ogni forma possibile e ogni ostacolo viene rimosso", ha concluso il presidente del Consiglio degli Studenti, Giovanni Grant.

I centri antiviolenza nelle università del Lazio

Quello che nascerà all'interno dell'università degli studi di Roma Tre è uno dei cinque centri antiviolenza voluti dalla Regione Lazio negli atenei del territorio. Come comunicato lo scorso febbraio, oltre a quelli già inaugurati all'università della Tuscia, a Viterbo, lo scorso 13 luglio e in quella di Roma La Sapienza lo scorso 27 luglio, si aggiungeranno presto anche gli spazi di Roma Tre, dell'università di Roma Tor Vergata e di quella di Cassino.

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