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Quando il Circo Massimo divenne un grande villaggio balneare

Era il 26 luglio 1939 quando il giornale Luce comunicò la “festosa apertura del villaggio balneare al Circo Massimo”. Un luogo dove rilassarsi, stendendosi al sole e facendo il bagno in una delle tre grandi piscine a disposizione. E per gli appassionati dello sport, furono allestiti campi destinati ad attività di ogni genere.
A cura di Paola Palazzo
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Forse non tutti sanno che molti anni fa, per un'intera estate, il Circo Massimo si trasformò in un grande villaggio balneare. Era il 26 luglio 1939 quando il giornale Luce comunicò la "festosa apertura del vasto complesso di attrazioni, svaghi, campi sportivi destinati alle masse, sorto in brevissimo tempo nella zona già occupata dalla mostra del minerario". Un luogo dove rilassarsi, stendendosi al sole e facendo il bagno in una delle tre grandi piscine a disposizione. E non solo. Per chi preferiva dedicarsi allo sport, vi erano campi da tennis, pallavolo, pallacanestro e volano, oltre ad una pista per il pattinaggio. Alcuni padiglioni ospitavano spettacoli teatrali o erano destinati alla proiezione di film. E ovviamente non mancavano punti di ristoro, quali ristoranti e bar. Pare che all'interno del villaggio ci fossero addirittura dei punti dedicati al taglio della barba e dei capelli.  Insomma, una versione decisamente ampliata e potenziata di Tiberis, l'attuale spiaggia sulle sponde del Tevere.

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Il Circo Massimo trasformato in spazio espositivo dal regime fascista

Partendo sempre dal video conservato nell'Archivio Luce, è possibile scoprire l'esistenza di un'altra struttura espositiva ospitata nel Circo Massimo e precedente al villaggio balneare. Nell'annuncio, il giornalista parla di una ‘mostra del minerario'. Si fa rifermento alla ‘Mostra autarchica del minerale italiano‘, allestita in alcuni padiglioni nel più grande stadio dell'antica Roma, dal novembre 1938 al maggio 1939, poco prima che quello stesso spazio fosse convertito in villaggio balneare. Ogni padiglione era dedicato ad uno specifico minerale proprio per dimostrare i progressi dell'Italia nello sfruttamento delle risorse minerarie, nonostante le sanzioni economiche subite a seguito dell'invasione dell'Etiopia (1935-1936) e sancite dalla Società delle Nazioni. Le strutture vennero progettate dai più noti architetti del periodo, come Ernesto Lapadula, Giancarlo Palanti, Mario De Renzi, Franco Albini, Marcello Nizzoli e Giovanni Guerrini. Per diversi anni, sin dal 1936, il Circo Massimo fu utilizzato dal regime fascista come spazio espositivo (ospitò ad esempio la Mostra del Tessile Nazionale e la Mostra Nazionale del Dopolavoro). Un'esperienza che tramontò nel 1940, anno in cui il Paese prese parte alla seconda guerra mondiale.

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