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Piotta: l’origine e il significato (non solo economico) di questa parola del dialetto romano

Anche con l’avvento dell’Euro il romanesco non ha modificato il particolare modo in cui conta i soldi: ancora oggi capita spesso di sentire nominare, fra le altre, la “piotta”. Ma cosa indica di preciso questa parola, e soprattutto, da dove deriva? La sua storia è molto particolare, e inizia nell’Ottocento: per merito di un papa.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ritratto di Pio IX realizzato da George Peter Alexander Healy (1808-1894), e conservato a Senigallia
Ritratto di Pio IX realizzato da George Peter Alexander Healy (1808-1894), e conservato a Senigallia

Alcuni dialetti hanno conservato per molto tempo delle particolarità che molto spesso sono espressione della storia e della cultura di un determinato territorio. Come nel caso del romanesco che, come tutti i dialetti, è sempre stato la lingua del popolo: un popolo vissuto per circa un millennio sotto il potere temporale e spirituale dei papi che hanno influenzato non solo i costumi, ma anche il parlato. È infatti proprio in onore di un pontefice che i romani hanno coniato un termine che ancora oggi è uno dei più curiosi del dialetto romanesco: si tratta di “piotta”.

Una piotta e il cambio Lira-Euro

"Piotta" indicava, in gergo romanesco, la moneta da 100 lire
"Piotta" indicava, in gergo romanesco, la moneta da 100 lire

Curioso, perché pressoché intraducibile in italiano, e anche molto difficile da utilizzare per i parlanti “stranieri”: cosa indichi con precisione questa parola lo sa solo chi ha imparato a contare in romanesco. Sì, perché il vocabolario dialettale romano possiede termini ben precisi, e differenti dall'italiano, per chiamare le cifre e i numeri, in particolar modo quando si tratta di soldi: “bajocchi”, “sacchi” e “scudi” sono solo alcuni. Nemmeno il passaggio da Lira ad Euro ha fatto dimenticare ai romani come si conta.

Che fossero cento lire o cento mila, in entrambi i casi si aveva per le mani una “piotta”. Il ricco vocabolario contabile prevedeva anche misure intermedie, come le mezze piotte (50 mila lire, ovviamente) o le sette piotte (se le lire erano settecentomila). Il tasso di cambio lira-euro non ha intaccato l’uso di questa particolare unità di misura: oggi, se si hanno cento piotte, vuol dire che si possiedono ben cento euro.

“Piottare”, un verbo per chi corre

Ma come spesso accade nei dialetti, il significato di un termine può diventare anche metafora per indicare qualcos'altro: mantenendo sempre il riferimento a qualcosa che progredisce quantitativamente in ordine di cento, il dialetto romanesco utilizza anche il verbo “piottare” quando vuole esprimere un’azione rapida, veloce, incalzante. “Piottare con l’auto” ad esempio è un’espressione frequentemente utilizzata quando si vuole dire che si è passati in pochi secondi da zero a cento chilometri orari. Attestata anche l’espressione “te piottano le ascelle”: intuitivamente, è facile cogliere a quale particolare fenomeno fisiologico, eccessivo, si riferisce l’espressione. Chiarito il modo d’uso di questa parola una domanda rimane però aperta: da dove viene questo termine?

Pio IX e le prime “piotte”

Ed è qui che entra in gioco la particolare storia di Roma che, per mille anni è stata il centro del dominio dello Stato Pontificio. Secondo le ricostruzioni filologiche, sempre molto curiose e inaspettate quando si tratta di numismatica, il termine piotta deriverebbe dal nome di Pio IX: fu infatti questo papa, il più longevo della storia della Chiesa (ben trentuno anni di pontificato), ad ispirare il popolo per la creazione del termine “piotta” che, nell’Ottocento, indicava una particolare moneta recante appunto l’effige di papa Ferretti.

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