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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio Cerciello, la vedova: “Provo pietà per gli assassini, il perdono devono chiederlo a Mario”

Maria Rosa Esilio, la vedova di Mario Cerciello Rega, ha scritto una lettera dopo la sentenza della corte di primo grado per l’omicidio del marito. “Non vedo né vincitori né vinti, ma solo il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere, di un marito, un figlio, un fratello, un amico, e nel contempo provo compassione e pietà per gli assassini il cui perdono non devono chiederlo a me, ma direttamente a Mario e alla propria coscienza”.
A cura di Natascia Grbic
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"Con la sentenza di primo grado emessa dalla Corte di Assise di Roma dopo un lungo e doloroso processo di 43 udienze, oltre alla irrogazione della più grave delle condanne, quella dell'ergastolo, è stata riconosciuta l'assoluta correttezza dell'operato di Mario nel tentativo di assicurare alla giustizia i responsabili di una estorsione che ha avuto il suo epilogo nel suo efferato assassinio". Inizia così la lettera di Maria Rosa Esilio, la vedova del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, diffusa all'indomani della sentenza di primo grado che ha condannato Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth all'ergastolo. La moglie del carabiniere ha assistito a tutte le udienze del processo per l'omicidio del marito, ucciso la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 con undici coltellate.

I legali di Finnegan Lee Elder, il ragazzo che ha materialmente sferrato le coltellate che hanno ucciso Mario Cerciello Rega, hanno provato a invocare la legittima difesa, sostenendo che i due carabinieri non si erano qualificati e i giovani non avessero quindi capito di essere davanti a due esponenti delle forze dell'ordine. La giudice che li ha condannati non ha però accolto la tesi della difesa, condannando entrambi alla pena massima prevista dall'ordinamento giuridico italiano. "Nel corso di questo processo – continua Esilio – ho dovuto assistere a biechi tentativi di ribaltare le responsabilità stravolgendo i fatti, facendo illazioni e fantasiose ipotesi, cercando di rappresentare una verità non coincidente con quella reale, infangando e denigrando senza vergogna a più riprese la memoria di Mario, tentando di ridurlo e svilirlo nonostante la sua morte ed il suo corpo martoriato parlassero senza lasciar dubbio alcuno. Grazie al lavoro dei Giudici della Corte d’Assise, della Procura, degli avvocati e dei Carabinieri che con professionalità, correttezza e scrupolosità, senza farsi trasportare dall'emotività del momento, essendo anche quest'ultimi vittime dell'efferato delitto, è emersa la verità dei fatti e l'irreprensibile condotta di mio marito caduto nell'adempimento del dovere".

Quando i giudici della Corte hanno emanato la sentenza, Rosa Maria Esilio e il fratello di Mario Cerciello Rega si sono abbracciati. "Mario ora non morirà più", ha dichiarato ai legali. Si erano sposati solo qualche mese prima dell'omicidio: non avrebbe mai pensato che quella sera, salutandolo, poi non lo avrebbe più visto. "Mario Cerciello Rega è stato un valoroso Carabiniere, ha indossato con onore la divisa svolgendo con coraggio ed abnegazione il suo dovere fino al sacrificio della propria vita – continua la lettera – Questo tentativo di travisare i fatti ha provocato in me un dolore straziante e insopportabile, poiché emblematico della nullità dei valori etici e religiosi dei suoi autori, viceversa fondanti della nostra vita . Questa severa condanna non riporterà in vita il mio amato; non vedo né vincitori né vinti, ma solo il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere, di un marito, un figlio, un fratello, un amico, e nel contempo provo compassione e pietà per gli assassini il cui perdono non devono chiederlo a me, ma direttamente a Mario e alla propria coscienza. Da qui il dovere della memoria di Mario di cui sarò attenta custode, affinché egli non muoia mai nelle nostre menti".

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