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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio Cerciello, Hjorth bendato in caserma: “Carabiniere messo alla gogna, non fu compreso”

“Il livello di giustizia appare talvolta privo di valore sociale, il gesto non è stato compreso”, questo il commento sulla condanna ad un anno del carabiniere che ha bendato in caserma Natale Hjorth.
A cura di Beatrice Tominic
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Natale bendato nella caserma di via in Selci
Natale bendato nella caserma di via in Selci
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"Condanna a 1 anno? Siamo senza parole, per non parlare della gogna mediatica ai danni del collega, con nome e cognome spiattellati sui giornali". Questo il commento di Giovanni Morgese, segretario generale regionale Emilia Romagna del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) sulla condanna ad un anno nei confronti del carabiniere che ha fotografato bendato Natale Hjorth. Il ragazzo, accusato insieme all'amico Finnegan Lee Elder dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, era stato da poco trasferito in caserma quando è stato bloccato e bendato.

"Il bendaggio è una tecnica utilizzata in diversi Stati per impedire che l’arrestato faccia e si faccia del male – giustifica Morgese – Il livello di giustizia appare talvolta privo di valore sociale. Qui non si percepisce il disvalore del gesto criminale", aggiunge poi.

La fotografia che ritrae Hjorth bendato

Una volta bendato Hjorth, il carabiniere condannato ad un anno gli ha scattato una foto, condividendola in diversi gruppi whatsapp. "La fotografia fatta e girata in una chat di sbirri potrebbe avere di sicuro risvolti disciplinari rilevanti ma va considerato lo stato d’animo del momento – continua Morgese – Quella rabbia, naturale, legittima, giustificabile poiché provocata dalla morte violenta di un collega. Rabbia che la professionalità trasforma solo in una foto in chat per dire ragà li abbiamo presi".

E poi continua con il riferimento all'identità: "Nome e cognome sui giornali, neanche la delicatezza di utilizzare solo le iniziali. D’altronde questo è quello che succede quando sei solo un povero carabiniere, la privacy vale solo per gli autori di delitti efferati", conclude.

"Ho scattato la foto per documentare ciò che accadeva. Non sono neanche entrato nella stanza, ho fatto quella foto dalla portafinestra aperta, ero sull'uscio: volevo inviare lo scatto soltanto a due chat", si è sempre difeso così il carabinieri che ha fotografato e condiviso la foto.

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