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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio Cerciello, il carabiniere che ha fotografato Natale bendato: “Era solo per calmarlo”

Il carabiniere che ha fotografato e diffuso l’immagine di Natale bendato ai giudici del tribunale di Roma ha spiegato che “era l’unico modo per calmarlo”. Il militare è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio, avendo poi condiviso la foto in un gruppo WhatsApp dell’Arma.
A cura di Alessia Rabbai
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"Bendarlo era l'unico modo per calmarlo. Era agitato, al punto che anche io ho preso qualche testata". Sono le parole di Silvio Pellegrini, il carabiniere che ha scattato e inviato su una chat WhatsApp dell'Arma la foto di Gabriel Natale Hjorth con la benda sugli occhi e le mani legate dietro alla schiena. Il militare, indagato per rivelazione del segreto d'ufficio e abuso d'ufficio, ha fornito la sua versione dei fatti davanti ai giudici del tribunale di Roma, testimone del processo per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. E ha aggiunto: "Non si è soliti bendare, non l'ho mai fatto e non l'ho visto fare". Su quanto avvenuto in caserma il 26 luglio scorso ha detto: "Sono entrato nell'ufficio e l'ho visto già ammanettato, un bendaggio che è durato pochi minuti e la sciarpa è scivolata sul collo da solo. Natale si è calmato e gli hanno portato dell'acqua da bere. Il carabiniere ha poi spiegato di aver scattato la foto e di averla inviata in un gruppo WhatsApp al quale appartengono diciotto colleghi dell'Arma "per informarli che i due ragazzi erano stati fermati".

Il punto sul processo ai due americani

L'udienza del processo per l'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega a carico di Gabriel Natale Hjorth e di Finnegan Lee Elder in programma una decina di giorni fa è stata rinviata, in attesa delle condizioni di salute di quest'ultimo, che è stato posto in isolamento in attesa dei risultati del tampone per il Covid. Entrambi sarebbero dovuti comparire in Aula, in carcere dal luglio del 2019, arrestati poche ore dopo il delitto, ritenuti responsabili di aver ucciso il militare a coltellate tra il 25 e il 26 luglio di due anni fa in via Pietro Cossa, in zona Prati. Proprio Elder, intercettato in un colloquio con la madre nel carcere di Rebibbia, ha detto che la notte in cui sono accaduti i drammatici fatti che hanno portato alla morte del vicebrigadiere, i due militari non hanno mostrato i distintivi per qualificarsi. Lo scorso ottobre il giudice ha negato la richiesta dei domiciliari a entrambi gli imputati per "concreto pericolo di fuga".

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