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Neonata morta dopo il parto a Roma, la casa maternità sui social: “Ospedali come Alcatraz”

Una neonata è morta a Roma dopo il parto in una casa maternità. Saranno le indagini a fare luce su eventuali responsabilità: ma la narrazione che veniva fatta sulle pagine social de ‘Il nido’ puntava non solo a promuovere la loro struttura, ma anche a demonizzare l’ambiente ospedaliero, descritto addirittura come ‘Alcatraz’.
A cura di Natascia Grbic
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No all'epidurale, demonizzazione dei medici e ospedali descritti come ‘Alcatraz'. Questa è la narrazione che la casa maternità ‘Il nido' a Testaccio ha scelto di fare riguardo il parto. Una narrazione che non solo sconsiglia, ma descrive il parto in ospedale come una scelta estremamente traumatica per la donna e per il bambino. "I bambini sono sempre nati, le donne hanno sempre partorito. Le donne non hanno bisogno di un corso preparto per riuscire a partorire ma di credere in se stesse", le parole della titolare e fondatrice de ‘Il nido'. La donna, insieme a un'altra ostetrica, è ora indagata con l'accusa di omicidio colposo in relazione alla morte di una neonata, avvenuta venerdì 12 settembre proprio all'interno della casa maternità. La struttura è stata sequestrata, così come la cartella clinica, e ora si è in attesa dei risultati dell'autopsia sul corpo della bimba.

Cosa è accaduto è ancora al vaglio degli agenti della Polizia di Stato, che stanno indagando sul caso. Sono in corso accertamenti per stabilire se il decesso della neonata fosse evitabile, e se vi siano responsabilità da parte delle due professioniste. L'obiettivo è capire se siano stati adottati comportamenti scorretti od omissivi che abbiano portato alla morte della piccola.

Detto questo, ciò che è impossibile non notare è la narrazione che la casa maternità di Testaccio fa del parto. Sulla pagine Instagram de ‘Il nido', è possibile trovare delle ‘pillole di saggezza' di una donna, madre di quattro figli, che in diversi video racconta di esperienze orribili legate alle nascite in ospedale. Inutile dire che quelle in casa sono dipinte in tutto altro modo, mentre i medici sono visti come soggetti pressanti che addirittura impediscono con la loro presenza la nascita. "Il parto ospedaliero mi spaventa – si sente nel video -, una mia zia ha partorito tutti i suoi bambini in casa, tranne il sesto. Per quel parto finì in ospedale, e fu così terrorizzata che si tratteneva, non riusciva a partorire. Appena il medico uscì partorì: si sentiva messa sotto pressione da lui". Il dolore del parto viene banalizzato e paragonato a una giornata di duro lavoro, gli ospedali descritti come strutture da cui fuggire e paragonati ad ‘Alcatraz'.

Non solo: sui canali social de ‘Il nido' sono messe in discussione e ridicolizzate raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, come quella di non far dormire il bambino nel letto con i genitori per limitare il rischio di morte in culla. Anche qui vengono prese per buone le dichiarazioni ‘dell'esperta mamma di quattro' che di fronte alle ‘paure delle mamme italiane‘ spiega che la donna è iper vigile durante e dopo la gravidanza. Schiacciare il neonato, quindi, sarebbe impossibile per via delle ‘innate capacità materne‘. Concetti pericolosi, che non hanno riscontro scientifico, e che soprattutto non tengono conto di tutte quelle varianti – stress, stanchezza, per non parlare della mai menzionata depressione post partum – che ci sono e hanno un loro peso.

L'operato della casa maternità è stato oggetto di un'inchiesta della scrittrice Francesca Bubba su The Post Internazionale. Qui era riportata la testimonianza di un'operatrice sanitaria, che spiegava: "C’erano alcune azioni non solo espressamente sconsigliate dalla struttura stessa ma quasi apertamente vietate. Tra queste, la prima è da individuare nel ricorrere all’epidurale, pratica a cui si attribuivano conseguenze tragiche come bambini nati “mosci”. “L’anestesista è il diavolo del parto” è la frase che più mi è rimasta impressa di tutto il percorso con loro. Secondo la loro narrazione, l’unico parto davvero sicuro era quello in casa, lontano dalla meccanicità della medicalizzazione, descritta come il male supremo".

Ora, sul caso specifico saranno le indagini a fare luce. E la questione qui non è demonizzare il parto in casa, che in Italia è una pratica regolamentata e che segue regole ferree e rigide. Sono molte le associazioni e le ostetriche che vi si attengono. Ogni donna è libera di scegliere dove partorire, e ha diritto di farlo in sicurezza, senza però essere spaventata nel caso decida di andare in ospedale. Soprattutto, quella del parto in casa, deve rappresentare una scelta consapevole, non dettata dalla paura del parto in ospedale instillata da chi gestisce le case maternità.

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