Morto e “risorto”, i soccorritori che l’hanno rianimato: “Non è sindrome di Lazzaro”

"Il paziente di Marina Velca non ha presentato le condizioni mediche della sindrome di Lazzaro. Gli operatori sanitari che hanno soccorso il settantottenne libico nella frazione di Tarquinia in provincia di Viterbo lo scorso venerdì 18 luglio non ne hanno mai dichiarato il decesso, ma continuato le manovre di rianimazione fino a quando non ha ripreso le funzioni vitali".
Ares Lazio in una nota ha spiegato che il paziente non avrebbe mostrato la rarissima condizione medica nella quale una persona riprende le funzioni vitali dopo che il cuore ha cessato di battere, dunque presentando elettrocardiogramma piatto o con piccole fibrillazioni.
"Mai accertata la morte del paziente"
"Abbiamo trovato il paziente in arresto cardiocircolatorio e abbiamo prontamente iniziato le manovre di rianimazione e la somministrazione di farmaci – spiegano gli operatori del 118 intervenuti sul posto, che hanno soccorso il settantottenne – Dopo oltre mezz’ora di tentativi di rianimazione, il quadro clinico del paziente non lasciava alte aspettative di risoluzione: ciononostante gli operatori hanno continuato ad eseguire le manovre di rianimazione che hanno portato al ritorno della circolazione spontanea del paziente".
Ares chiarisce che il medico intervenuto sul posto non ha mai accertato la morte del paziente, né ha mai redatto alcuna constatazione di decesso. Il paziente rianimato è stato trasportato all’ospedale di Tarquinia e successivamente è stato trasferito con l'eliambulanza al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.
"Non sappiamo chi abbia comunicato il decesso ai famigliari"
Resta però il mistero del carro funebre, come hanno riportato infatti varie testate, pronto per il trasporto del feretro. In merito a questo aspetto Ares spiega: "Non sappiamo, tra i presenti, chi abbia avvisato i parenti dell’uomo per comunicare la sua morte: sicuramente non i nostri operatori, che erano impegnati nelle manovre di rianimazione". "Nessuna fantomatica sindrome di Lazzaro – conclude Ares – ma solo la grande caparbietà e professionalità del personale sanitario intervenuto hanno permesso una risoluzione positiva della situazione".