Modella scambiata per narcotrafficante: “Due mesi in carcere e carriera rovinata”
Greta Gila, ex partecipante di Miss Ungheria e modella, arrestata per droga e costretta in carcere da innocente, ha raccontato la sua esperienza in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera. La ventiquattrenne, scambiata per narcotrafficante e finita dietro alle sbarre senza prove, assistita dall'avvocato Massimiliano Scaringella e con la richiesta di archiviazione del caso da parte del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Civitavecchia, è stata prosciolta con formula piena, perché il giudice ha ritenuto infondate le accuse a suo carico. Così ha deciso di chiedere allo Stato italiano un risarcimento di ben 100 mila euro.
"Due mesi in carcere e carriera rovinata"
"Ho trascorso in carcere precisamente da marzo a giugno 2019, precisamente settantaquattro giorni, più sei mesi con obbligo di firma prima dell’archiviazione" ha spiegato Greta. Una carriera la sua, che ne ha visto il debutto a vent'anni con la vittoria al concorso Miss Turismo in Ungheria nel 2018 e un concorso in Cina, che l'ha vista arrivare in finale, davanti a tante altre concorrenti in gara. Chiamata per servizi fotografici, successivamente si è trasferita a Londra, dove un'agenzia le ha proposto un servizio a Tokyo. Ma la sua carriera è stata bruscamente interrotta.
Il racconto della modella ungherese finita in carcere da innocente
"Per raggiungere il Giappone ho fatto scalo a Roma, dove ho incontrato un manager dell'agenzia, a cena in un albergo a Fiumicino – ha raccontato Greta – Mi aveva detto che ci avrebbe raggiunti una costumista per provare alcuni abiti l’ho visto nervoso, ha detto di avviarmi in camera e se n’è andato. Ha bussato questa donna insieme ad alcuni uomini. Mi hanno preso il telefono, hanno cominciato a fare domande. Pensavo a un sequestro ma erano i finanzieri. La donna aveva quasi 11 chili di cocaina, e l’avevano seguita fin dalla dogana". Ha poi spiegato com'è stata la sua esperienza in carcere: "Dura ma piena di solidarietà. Sono stati tutti gentili, mi chiamavano ‘signorina'. Di ciò che è accaduto conservo il trauma, per il momento ho smesso di fare la modella e sono tornata in Ungheria, per dedicarmi alla pittura".