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Mirella Gregori, nuova pista sulla scomparsa: cosa c’entra l’istituto che costringeva le minori a prostituirsi

Una svolta nel caso di scomparsa di Mirella Gregori? “Sicuramente ci sono degli elementi da approfondire”, spiega a Fanpage.it la dottoressa Jessica Leone.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Mirella Gregori, a destra la mappa dei luoghi.
A sinistra Mirella Gregori, a destra la mappa dei luoghi.

Una svolta nel caso di scomparsa di Mirella Gregori. Questo è quanto potrebbero rappresentare i nuovi elementi emersi dagli accertamenti dell'avvocato Valter Biscotti e la dottoressa Jessica Leone che nelle scorse ore hanno inviato un memoria con tutti gli aggiornamenti emersi nell'ultimo periodo alla commissione bicamerale d'inchiesta per i casi scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.

Nel corso delle analisi i due avrebbero notato una notevole somiglianza fra uno degli individui presenti all'inaugurazione del bar dei Gregori e un pluripregiudicato che avrebbe trasportato in Sicilia da Roma delle ragazze minorenni, costringendole a prostituirsi. "Naturalmente si tratta per il momento soltanto di una forte somiglianza, ma a quasi 43 anni dalle scomparse è necessario non tralasciare alcun elemento. Noi non accusiamo nessuno, ma troviamo che sia necessario approfondire", ha spiegato la dottoressa Leone a Fanpage.it.

Mirella Gregori.
Mirella Gregori.

Lo studio presentato in commissione: le 15 ragazze scomparse e il mistero dell'istituto che costringeva loro a prostituirsi

I due sono già stati ricevuti in commissione per spiegare lo studio svolto in collaborazione con NeuroIntelligence – Institute for Ethical Criminological Research di Franco Posa, che ha analizzato le scomparse di ragazze adolescenti fra il 1982 e il 1983. Ciò che era emerso, grazie all'attività tecnico-scientifica basata sui documenti della Questura, è stato sorprendente: 6 casi di scomparsa ad una distanza di massimo 2,5 km circa dal luogo dove è stata vista per l’ultima volta Emanuela Orlandi, Corso Rinascimento, e 15, compresi i sei precedenti, ad una distanza di massimo 5 km in linea d’aria da Città del Vaticano, riferimento geografico preso in considerazione.

I manifesti che tappezzavano Roma nel 1983. A sinistra quello con Mirella Gregori, a destra quello con Emanuela Orlandi, scomparsa il mese dopo.
I manifesti che tappezzavano Roma nel 1983. A sinistra quello con Mirella Gregori, a destra quello con Emanuela Orlandi, scomparsa il mese dopo.

In totale, come emerso dall'esame di un documento della Questura di Roma – Divisione Polizia Giudiziaria in cui erano riportati nome, cognome, data di nascita, data di scomparsa, Ufficio competente, rintracciata o non rintracciata, con allegate, per alcuni casi, le denunce di scomparsa, sono scompare 16 ragazze soltanto tra maggio e giugno del 1983. Ma cosa hanno in comune questi casi di scomparsa? Più di una volta, sebbene non in ogni caso, viene menzionato più di una volta un istituto, un CIDD Centro italiano per la difesa della donna che si trovava a Roma, al civico 80 di via Piave. E, stando alle ultime informazioni emerse, non è escluso che possa avere un ruolo nel caso.

"Non accusiamo nessuno, ma alla luce di quelli che noi reputiamo elementi importanti e necessari di approfondimenti, abbiamo inviato alla commissione bicamerale d'inchiesta tutto il materiale utile – ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Jessica Leone – E ovviamente rinnoviamo la nostra disponibilità a ripresentarci in commissione qualora dovesse essere necessario".

La mappa dei luoghi della scomparsa di Mirella Gregori e la nuova pista sul Cidd.
La mappa dei luoghi della scomparsa di Mirella Gregori e la nuova pista sul Cidd.

Il giallo dell'istituto per le donne in via Piave a Roma

Il nome del centro, come anticipato, compare nei fascicoli di più di una delle ragazze scomparse e, all'epoca, era stato al centro di un'indagine secondo la quale avrebbe accolto delle minorenni che fuggivano dalla propria famiglie. Una volta avvicinate le ragazzine venivano convinte a trasferirsi in altre città, in particolare Milano e Palermo, e convinte a prostituirsi dopo essere state fornite di denaro. Questo, oltre alla natura criminosa dell'azione, avrebbe portato le giovani lontano dalle loro case e dalle loro famiglie. In alcuni casi soltanto sarebbero riuscite a tornare a casa e a raccontare dell'accaduto.

Cosa c'entra il centro con l'inaugurazione del bar dei Gregori e con Mirella

Queste circostante restano ancora avvolte dal mistero, ma la vicinanza all’abitazione di Mirella Gregori e al bar di famiglia, che si trovava in via Volturno, sono scattati ulteriori accertamenti. "Grazie anche alla giornalista Claudia Aldi", precisa la dottoressa Leone. Come riportato dal Corriere Romano, in un articolo del 9 marzo 1984, due persone sono finite in carcere nell'ambito dell'inchiesta sul centro. Una lavorava nell'istituto come vigilatrice e avrebbe approfittato della sua posizione per avvicinare le minori e convincerle a prostituirsi. L'altro, un pluripregiudicato originario di Palermo, avrebbe avuto invece il compito di accompagnare le ragazze in Sicilia, dove erano costrette a prostituirsi. A riaprire i riflettori sulla scomparsa di Mirella Gregori sarebbe proprio il volto di quest'ultimo, incredibilmente somigliante a quello dell'identikit della mamma di Mirella Gregori su uno dei due individui sospetti all'inaugurazione del bar dei Gregori, il giorno prima della sparizione della quindicenne, avvenuta il 7 maggio 1983.

A sinistra il pluripregiudicato siciliano arrestato nelle indagini sull’istituto, a sinistra l’identikit della madre di Mirella Gregori dopo la scomparsa.
A sinistra il pluripregiudicato siciliano arrestato nelle indagini sull’istituto, a sinistra l’identikit della madre di Mirella Gregori dopo la scomparsa.

"Sono entrati nel bar, guardavano mia sorella e le facevano delle foto – ha raccontato in commissione bicamerale d'inchiesta Maria Antonietta Gregori, la sorella di Mirella – Mia madre li ha cacciati dicendo che era un evento privato dicendo che non avevano bisogno di foto. Anche questa pista è rimasta così senza risposta". All'epoca furono scambiati per due individui mediorientali. Ma ora questi elementi potrebbero fare da apripista per concentrare gli accertamenti in Sicilia.

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