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Minacce ai testimoni che hanno incastrato gli ultras accusati dell’omicidio di Raffaele Marianella: “Nascondetevi infami”

Ignoti hanno esposto uno striscione di minacce nei confronti dei testimoni che hanno contribuito all’arresto dei tre ultras accusati dell’omicidio di Raffaele Marianella, l’autista del pullman del Pistoia ucciso in un agguato in strada.
A cura di Natascia Grbic
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Uno striscione che recita una scritta inequivocabile: "Nascondetevi infami… sappiamo chi siete". Una minaccia diretta ai tifosi della Curva Terminillo che hanno parlato con la forza dell'ordine e contribuito a far arrestare i tre ultras accusati dell'omicidio di Raffaele Marianella, l'autista del pullman del Pistoia ucciso da un sasso lanciato sulla superstrada, mentre il bus era in corsa. A puntare il dito contro Alessandro Barberini, Manuel Fortuna e Kevin Pellecchia sono stati proprio gli altri tifosi che, fermati dalla polizia, hanno subito spiegato come sono andate le cose. E hanno fornito indicazioni su come proprio Fortuna e Barberini fossero i più esagitati, incitando a prendere grosse pietre e a scagliarle contro il mezzo. Il gesto ha suscitato una forte ondata di sdegno e riprovazione, portando all'individuazione dei sospettati in tempi brevissimi.

La denuncia della Sebastiani Rieti

L'esposizione dello striscione, con le minacce ai testimoni, è avvenuta nella notte scorsa, ed è stato esposto davanti al Palazzetto dello Sport di Rieti. Subito la Sebastiani Basket ha denunciato l'accaduto, descrivendola come "un atto intimidatorio e che ancor di più arreca danno a una società, la nostra, che nulla ha a che fare con questa tragica storia se non come parte fortemente lesa. Non accettiamo che una vicenda, già di per sé estremamente tragica, generi altro odio. Non accettiamo che la nostra società, da sempre portatrice dei valori più sani dello sport e della correttezza, venga associata a tutto questo odio con uno striscione intimidatorio apposto sui cancelli di quella che è la nostra casa. Chiediamo che la nostra città, si opponga a questa spirale d’odio che si sta generando e dimostri con forza la sua lontananza da chi ha commesso questo gesto".

I testimoni: "Abbiamo capito le loro intenzioni e abbiamo desistito"

"Una volta arrivati a Contigliano ho capito che le intenzioni degli altri erano pesanti", le parole di un testimone interrogato in questura. "C'erano alcuni incappucciati che tenevano pietre enormi in mano ed io e altri due tre ragazzi abbiamo desistito". Tutti hanno indicato in Fortuna, Barberini e Pellecchia le persone che hanno tirato le pietre verso il bus. Pellecchia in particolare, il più giovane dei tre, in un'intercettazione prima dell'interrogatorio ha ammesso di aver tirato il sasso più appuntito, quello che avrebbe causato la morte di Marianella.

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