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Michaela Castelli, il termovalorizzatore fra le ragioni delle dimissioni della presidente di Acea?

Le dimissioni di Michaela Castelli, presidente di Acea, potrebbero derivare anche dal ruolo di Acea nella costruzione del termovalorizzatore.
A cura di Beatrice Tominic
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Ufficialmente si è dimessa per "motivi personali", eppure sono molte le ragioni, anche politiche, che avrebbero portato Michaela Castelli, avvocata voluta come presidente Acea voluta da Virginia Raggi, ad abbandonare la sua carica.

"L’accelerazione verso nuovi progetti strategici dell’azienda mi ha portato a ritenere giunto il momento di lasciare spazio a nuove figure", ha dichiarato Michaela Castelli, parlando di una scelta ponderata e assunta non senza dispiacere presa a circa un mese e mezzo dalla scadenza della presidenza.

Fra le ragioni politiche che potrebbero aver portato o, almeno, contribuito alle dimissione della presidente Acea, come scrive oggi Open, potrebbe esserci il progetto del termovalorizzatore, fortemente voluto dal nuovo sindaco della capitale Roberto Gualtieri e ostacolato dal Movimento Cinque Stelle, partito che l'ha scelta per l'incarico.

Il punto sul termovalorizzatore

Secondo alcune voci, Michaela Castelli non sarebbe comunque stata rinnovata come presidente di Acea: la sua scelta di dimettersi, da questo punto di vista sembra essere un chiaro segnale politico. Nelle sue parole, dietro a quell'accelerazione verso nuovi progetti strategici, sembra nascondersi un riferimento al termovalorizzatore, l'opera voluta dal nuovo sindaco di Roma Roberto Gualtieri a cui il Movimento Cinque Stelle, il partito che l'ha scelta per il ruolo di presidenza in Acea, si è sempre opposto. Proprio Acea è in corsa per la costruzione e la gestione dell'impianto e potrebbe essere la società favorita: ulteriori informazioni a riguardo, però, si avranno  solo alla prossima riunione del consiglio.

L'accusa delle hostess

Per la prossima seduta del consiglio Castelli avrebbe già inviato la lettera di convocazione al Consiglio di Amministrazione e al collegio sindacale: la missiva, però, non sarebbe stata recapitata all'amministratore delegato Fabrizio Palermo. L'ad sarebbe stato accusato da alcune hostess di maltrattamenti. Palermo, nel frattempo, ha già risposto, dicendo che si tratterebbe di diffamazione nei suoi confronti

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