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Matteo schiacciato da un palco, la mamma: “Sentenza sulla sua morte serva per tutelare gli operai”

Fanpage.it ha intervistato Paola Armellini, la mamma di Matteo, il 31enne romano schiacciato da un palco che stava montando per il concerto di Laura Pausini a Reggio Calabria nel 2012. “Mi auguro che la morte di mio figlio possa servire a porsi degli interrogativi sulle condizioni in cui lavorano gli operai del mondo dello spettacolo”.
A cura di Alessia Rabbai
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"Mi auguro che la morte di mio figlio possa servire a porsi degli interrogativi sulle condizioni in cui lavorano gli operai del mondo dello spettacolo, spesso con tutele scarse o del tutto assenti, affinché la sentenza della Cassazione possa servire a salvare la vita di qualcun altro". Sono le parole di Paola Armellini, la mamma di Matteo, il trentunenne romano morto schiacciato dal palco che stava montando per il concerto di Laura Pausini il 5 marzo del 2012 in un palazzetto di Reggio Calabria. Fanpage.it l'ha intervistata dopo il verdetto dei giudici della Suprema Corte, che hanno confermato le condanne nei confronti di tre indagati per omicidio colposo e due per crollo, già espresse in primo e secondo grado. Quaranta udienze in otto anni, avanti e indietro da Roma al capoluogo calabrese, senza mai mollare, fino alla chiusura del caso, Paola, ex assistente di volo con venticinque anni di servizio alle spalle, ci ha spiegato che: "Il mio non vuole essere il commento di una madre che prova dolore per la perdita del figlio, ma pone l'attenzione sulla gravità che un lavoratore abbia perso la vita sul posto di lavoro e di come le condizioni in cui si trovano ad operare i dipendenti delle cooperative che montano e smontano palchi, in tempi brevissimi, debbano cambiare, di come servano maggiori tutele da parte di chi deve vigilare sulla sicurezza dei lavoratori di ogni categoria".

Palchi fermi da oltre un anno per la pandemia

Matteo, che lavorava da dieci anni come montatore dipendente di cooperative, è morto non ancora trentunenne, gli anni li avrebbe compiuti a maggio, due mesi dopo il dramma che lo ha strappato via all'affetto dei suoi famigliari, amici e colleghi. "Mi domando come si lavori oggi nel settore in cui era inserito mio figlio, quali siano le condizioni, se ci siano stati cambiamenti negli anni o se ce ne saranno con la ripartenza del settore spettacolo dopo lo stop per la pandemia, a cosa vada in contro la nostra società, dov'è chi dovrebbe tutelare i lavoratori" spiega la donna. Da circa un anno infatti i palchi sono fermi a causa dell'emergenza sanitaria.

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La sentenza della Cassazione sul caso Armellini

Il caso Armellini si è concluso con le condanne confermate in via definitiva per il rappresentante della committente dei lavori di allestimento del palco "F&P Group", Ferdinando Salzano (un anno e otto mesi), per il coordinatore della sicurezza per i lavori di costruzione della struttura, Sandro Scalise (tre anni), e per il progettista Franco Faggiotto (tre anni e sei mesi) per omicidio colposo. Sono esclusi dalla stessa accusa per prescrizione Pasquale Aumenta, responsabile della Italstage, società addetta alla costruzione del palco, Marcello Cammera, ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Reggio, per i quali rimangono confermate le condanne per il reato di crollo. "Con la sentenza i giudici della Suprema Corte di Cassazione, confermando quanto già detto in primo e in secondo grado, hanno stabilito che il 5 marzo del 2012 nella costruzione del palco per il concerto di Laura Pausini chi avrebbe dovuto fare non ha fatto, chi avrebbe dovuto intervenire non è intervenuto e chi avrebbe dovuto controllare non ha controllato – dichiara a Fanpage.it l'avvocato di parte civile Alicia Mejia Fritsch – La sentenza stabilisce in modo definitivo che la morte di Matteo Armellini non è avvenuta in maniera casuale o fatale, ma che è la conseguenza di omissioni che giuridicamente non si possono giustificare".

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