Mafia a Roma: bancarotta e autoriciclaggio per Cosa nostra con bar nel cuore del centro
Trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Tutti reati commessi per agevolare ‘Cosa nostra'. Undici persone sono state arrestate oggi dai carabinieri del Ros in collaborazione con i comandi provinciali dei carabinieri. Nell'ambito della stessa operazione, coordinata dalla procura di Roma, è stato emesso dal tribunale di Roma ed eseguito dai militari un provvedimento di sequestro beni. L'operazione delle forze dell'ordine è stata denominata ‘Gerione'.
Bar e pasticcerie nel cuore del centro storico gestite da clan mafiosi
Bar e pasticcerie nel centro storico di Roma gestiti da clan palermitani. Per gli inquirenti era il risultato di "una vera e propria strategia di penetrazione nel tessuto economico della Capitale".
L'operazione di oggi, spiegano i pm, nasce nel 2018 con la confisca di beni del Tribunale di Palermo per 15 milioni di euro dei confronti di Francesco Paolo Maniscalco. L'uomo ha vissuto a Roma per diciassette anni ed era uomo di fiducia del boss Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss. Nel filone romano dell'indagine sono stati fatti approfondimenti sui fratelli Salvatore e Benedetto Rubino e sul loro bar ‘Sicilia e Duci'. Aperto nel 2011 a Testaccio, si è trasferito a Trastevere nel 2015. Sempre a Trastevere è stato aperto il bar ‘Da Nina', oggi sequestrato. "Per capire quanto la Capitale sia di interesse per gli investimenti delle mafie, basti pensare che con l'indagine odierna sono 3 le operazioni della Dda, in appena 6 mesi, contro gli investimenti delle cosche nel settore della ristorazione a Roma", ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò.