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Lucha y Siesta: “Perché polizia è entrata identificando donne vittime di violenza e minori?”

Da mesi la Regione Lazio ha reso noto di aver avviato una procedura per acquistare lo stabile di proprietà di Atac. Ieri la polizia è entrata identificando donne e minori presenti all’interno della struttura. “Le loro identità sono ben note – scrive Lucha y Siesta in un comunicato – perché, quindi, identificarle e agire nei loro confronti l’ennesima violenza? Quale sarebbe il senso di una simile operazione?”.
A cura di Natascia Grbic
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Nella giornata di ieri i poliziotti del commissariato Tuscolano sono entrati nella casa rifugio per le donne vittime di violenza Lucha y Siesta per identificare le persone ospitate all'interno. A dare la notizia sono state le stesse attiviste e professioniste che operano nella struttura. "Ieri un fatto molto grave ha scosso la comunità della Casa delle Donne Lucha y Siesta – scrivono in una nota – un nutrito gruppo di agenti del Commissariato Tuscolano, approfittando dell’apertura del cancello della casa da parte di un ragazzo che andava a scuola, è entrato, senza preavviso, dentro le stanze della Casa delle Donne Lucha y Siesta. Ha identificato, con una procedura quantomeno atipica, le donne ospiti e i/le minori, senza dare spiegazioni, senza attendere l'ausilio delle avvocate, arrivando fin dentro la casa, stanza per stanza".

La procedura di acquisto avviata dalla Regione Lazio

Lo stabile è da molto tempo al centro delle cronache per il braccio di ferro con Atac e Comune di Roma, che volevano metterlo all'asta per venderlo al miglior offerente. Una decisione che ha incontrato l'opposizione della società civile, del mondo della cultura e di quello della politica, che hanno messo in luce l'importanza del servizio reso da Lucha y Siesta nell'ambito della violenza di genere. La situazione sembrava essersi risolta dopo che la Regione Lazio aveva avviato la procedura per l'acquisto dello stabile, impegnando un milione e 200 mila euro da presentare come offerta cauzionale alla prossima asta. Ma l'intervento di ieri ha fatto sorgere il dubbio che le carte siano state rimesse sul tavolo.

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Bonafoni: "Sconcertante e incomprensibile"

"Sconcertante, allucinante, incomprensibile – dichiara in una nota la consigliera regionale Marta Bonafoni – Quanto accaduto ieri all’interno di Lucha y Siesta, raccontato dalle stesse attiviste della casa delle donne, lascia senza parole (…). Tutto questo, ignorando quanto è sotto gli occhi di tutti: la Regione Lazio da più di un anno è impegnata in un percorso ufficiale e trasparente per salvare Lucha Y Siesta, con la dote di competenze, professionalità e relazioni che la animano. Abbiamo rinnovato questo impegno da poche settimane, ribadendo la nostra volontà concreta di essere parte attiva nel processo amministrativo in grado di scrivere un lieto fine dopo tanta precarietà e incertezza. Ora arrivano queste identificazioni. In piena pandemia, quando le emergenze sono davvero tutt’altre. E fra esse l’aumento delle violenze di genere. Davvero. Incomprensibile, allucinante, sconcertante". Nel merito è intervenuta anche l’assessora alle Politiche di Genere, Bilancio e Dialogo tra le generazioni del municipio Roma VIII, Michela Cicculli, definendo quanto avvenuto "un fatto molto grave, che ci dice quanto Roma non veda la lotta alla violenza contro le donne come priorità assoluta. Il Comune dica cosa sta facendo in concreto per ospitare le donne che devono uscire da casa per non morire. Se questa è la risposta siamo tutte in pericolo".

Identificate tre donne e un minore

Fonti di polizia contattate da Fanpage.it hanno spiegato che le identificazioni di ieri sono state effettuate su disposizione dell'Autorità Giudiziaria e che "nessuna donna è rimasta traumatizzata dall'intervento, che si è svolto in modo rispettoso delle persone ospitate all'interno della struttura". Nel corso dell'operazione, fa sapere Agenzia Nova, sono state identificate tre donne e un minore. "Cosa o chi pensavano di trovare? – continuano le attiviste di Lucha y Siesta nella nota – Le donne ospitate nella Casa, come noto, stanno vivendo percorsi di fuoriuscita dalla violenza, sono seguite dai servizi sociali, sono inviate da strutture che non hanno lo spazio per accogliere, hanno fatto un percorso di ascolto, di screening sanitario regionale, sono in molti casi seguite in collaborazione con altre associazioni che si occupano di contrasto alla violenza di genere e che trovano in Lucha una risorsa preziosa. Le loro identità sono ben note; perché, quindi, identificarle e agire nei loro confronti l’ennesima violenza? Quale sarebbe il senso di una simile operazione?".

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