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Lite tra fratelli sull’eredità, e a casa spuntano meraviglie archeologiche di inestimabile valore

Gli oggetti preziosi lasciati da mamma e papà non sono semplici gioielli, ma ben 23 reperti dell’antica Roma e del Rinascimento Italiano. La padrona di casa dovrà rispondere dell’accusa di ricettazione di beni culturali.
A cura di Enrico Tata
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Una classica lite tra fratelli sull'eredità lasciata dai genitori. Ma questa volta gli oggetti preziosi lasciati da mamma e papà non sono semplici gioielli, ma ben 23 reperti dell'antica Roma e del Rinascimento Italiano: statue come quella di Mercurio di un cavallo marino, lastre in marmo ed epigrafi funerarie. Il valore è inestimabile. A causa della controversia giudiziaria tra fratello e sorella i 23 reperti sono stati scoperti e la proprietaria di casa è stata rinviata a giudizio con l'accusa di ricettazione di beni culturali.

La vicenda giudiziaria è cominciata a seguito di un esposto presentato dal fratello della padrona di casa, che sosteneva di essere comproprietario dell'appartamento. E così, dopo una perquisizione chiesta dai pm, sono state scoperte le statue, le lastre e le epigrafi. La Soprintendenza speciale di Roma ha descritto questi reperti come "autentici e datati sia ad età imperiale romana che al XV-XVI secolo dopo Cristo".

Secondo l'archeologo incaricato di valutare le opere, quelle di epoca romana potrebbero arrivare "da scavo o da monumenti funerari; le epigrafi risultano inedite e non censite nelle principali banche dati". Quelle più recenti, invece, "sono stati asportati dalla loro collocazione originale e non è stata presentata l’autorizzazione prevista dalla normativa".

In seguito alle valutazioni dei funzionari, 13 dei 23 reperti sono stati affidati alla Soprintendenza speciale di Roma, mentre gli altri dieci sono rimasti in casa poiché giudicati difficilmente trasportabili o murati e quindi inamovibili. È per esempio il caso di una statua maschile in marmo, che probabilmente faceva parte di una fontana e presumibilmente risale al ‘500. È pesantissima e si trova al quinto piano del palazzo: come hanno fatto a trasportarla fin lì, tra l'altro senza dare nell'occhio?

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