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Le borgate di Pasolini oggi: dal Pigneto al Quadraro, come sono cambiati i luoghi simbolo del suo racconto di Roma

Dal Pigneto a Pietralata, dal Mandrione al Quadraro: i quartieri raccontati da Pasolini non sono più periferie dimenticate ma zone centrali, tra gentrificazione, memoria popolare e nuovi problemi urbani.
A cura di Francesco Esposito
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Per quasi metà della sua vita Pier Paolo Pasolini ha vissuto a Roma e della Capitale ha scritto come di nessun'altra città. L'ha attraversata in lungo e largo, riportando le sue esperienze e le storie sentite per strada nelle sue opere. Non ha raccontato gli sfarzi de La Dolce Vita sua contemporanea, quella del centro tra via Veneto e piazza di Spagna, ma la vita dura delle periferie, delle borgate popolate da sfollati, piccoli delinquenti e prostitute.

Interessato all’aspetto umano che rivelava istinti primordiali e alle difficili condizioni d’ingiustizia sociale, Pasolini ha spesso fermato la sua penna e la sua macchina da presa su questi angoli nascosti di Roma raccontandoli come nessun altro.

Quelle borgate, che fra gli anni Cinquanta e Sessanta erano la casa del sottoproletariato, oggi sono cambiate, sempre più centrali nella città che si espande. Alcune conservano problematiche simili, altre ne hanno di nuove, sconosciute negli anni di PPP.

Il Pigneto, da Accattone ad AirBnB

"Eppure che è la fame? Un vizio! È tutta un'impressione!. Ah, se nun c'avessero abituati a magnà, da ragazzini", ironizza il protagonista di Accattone (1961) interpretato da Franco Citti. Era questa la realtà del Pigneto ai tempi in qui Pasolini decide di girarci il suo primo film. La storia di un ragazzo che per sopravvivere commette piccoli furti e sfrutta le fatiche della prostituta Maddalena si snoda fra i vicoli del quartiere che nasce all’incrocio tra la Casilina e la Prenestina.

Franco Citti in Accattone (1961)
Franco Citti in Accattone (1961)

Una targa ricorda la casa dell’Accattone in via Ettore Giovenale 101 e molti delle palazzine in cui è ambientato il film sono ancora lì. Secondo molti la frase con cui Pasolini descrisse le periferie romane, “la corona di spine che cinge la città di Dio”, si riferisce in particolare al Pigneto. Ma il quartiere, nato per operai e tramvieri, oggi è molto cambiato.

La vicinanza con l’università Sapienza ha attirato moltissimi studenti, facendone una delle zone centrali della movida romana. Negli ultimi vent’anni hanno aperto qui alcuni dei circoli culturali più interessanti della scena underground romana. In via Fanfulla da Lodi, la stessa strada dove c’era il bar in cui Accattone e i suoi compari perdevano le loro giornate, c’è il Fanfulla 5/A, e poi il Trentaformiche, la libreria Tuba, Sparwasser.

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Anche per questa nuova fama, il Pigneto è diventato uno dei quadranti di Roma più toccati dalla nuova turistificazione di massa, che sta lontana dai grandi hotel del centro e preferisce un alloggio su AirBnB, con conseguenze sull’accessibilità del quartiere. Il proliferare di affitti brevi ha fatto schizzare i prezzi degli immobili. Resta, però, frequentato da una grande varietà umana e da un multiculturalismo che Pasolini osserva ancora dai muri su cui è omaggiato.

Foto da Google Maps
Foto da Google Maps

Pietralata, luogo di Una vita violenta e di un futuro stadio

La borgata di Pietralata emerge in Pasolini come simbolo della miseria, del sottoproletariato romano: è qui che vive Tommaso Puzzilli, il protagonista del romanzo Una vita violenta (1959), in cui insieme ai suoi amici vive di piccoli furti e prostituzione. E qui ha vissuto anche lo stesso Pasolini negli anni Cinquanta insieme alla madre Susanna.

Negli anni raccontati nel romanzo vengono costruiti i palazzi di Ina-Casa, che ridisegnano il quartiere seppur rimangano molti problemi. Le strade si trovano sotto al livello dell'Aniene, portando a frequenti inondazioni.

Una dei tanti allagamenti che colpiva Pietralata negli anni in cui ci viveva Pasolini
Una dei tanti allagamenti che colpiva Pietralata negli anni in cui ci viveva Pasolini

Oggi Pietralata è molto mutata: l’antica borgata di baracche è sparita, la metropolitana nel 1990 l’ha collegata meglio al centro e la speculazione edilizia ha rivoluzionato l’assetto urbano.

Tuttavia permangono aspetti e problematiche del passato: la criminalità attraversa ancora in parte quelle strade. Ma da ormai un paio d'anni si parla quasi esclusivamente del nuovo stadio della Roma che dovrebbe sorgere nel quartiere nonostante le proteste di comitati ambientalisti contrari all'abbattimento di un bosco, anche se "di scarso valore naturalistico", come scritto nella relazione degli agronomi comunali. La grande opera, che dovrebbe essere completata, nel 2028 e con molta probabilità stravolgerà ancora il quartiere, rendendolo sempre meno ‘borgata'.

Prospetto dello stadio della AS Roma che dovrebbe sorgere a Pietralata
Prospetto dello stadio della AS Roma che dovrebbe sorgere a Pietralata

Il Mandrione, borgata pasoliniana estrema

L'area intorno a via del Mandrione, tra la Casilina e la Tuscolana, appare nell’inchiesta pasoliniana come una delle più "estreme" delle borgate romane: condizioni abitative disastrose, immigrati interni, la ferrovia che sferraglia, l’acquedotto che incombe. Un luogo ai margini della città ufficiale, abitato a partire dal 1943, quando gli sfollati del bombardamento di San Lorenzo ci costruirono delle baracche di fortuna che divennero sempre più stabili.

In un suo articolo del 1958 sulla rivista Vie Nuove, Pasolini la descrive così: "Ricordo che un giorno passando per il Mandrione in macchina con due miei amici bolognesi, angosciati a quella vista, c’erano, davanti ai loro tuguri, a ruzzare sul fango lurido, dei ragazzini, dai due ai quattro o cinque anni. Erano vestiti con degli stracci: uno addirittura con una pelliccetta trovata chissà dove come un piccolo selvaggio". Ma sotto lo strato superficiale di sporco e miseria, PPP ci sapeva vedere anche altro: "La pura vitalità che è alla base di queste anime, vuol dire mescolanza di male allo stato puro e di bene allo stato puro: violenza e bontà, malvagità e innocenza, malgrado tutto".

Pier Paolo Pasolini al Mandrione, fotografia di Carlo Bavagnoli, 1968
Pier Paolo Pasolini al Mandrione, fotografia di Carlo Bavagnoli, 1968

Il Mandrione è stato anche location di vari film di Pasolini, da Accattone a Mamma Roma, e spesso ci è tornato. La borgata, un tempo famosa per la prostituzione e per essere abitata da etnie nomadi, cominciò a cambiare quando la psicologa e pedagogista Linda Zammataro portò avanti una battaglia per far assegnare case popolari alle famiglie rom che risiedevano ai piedi dell'acquedotto. Dalla metà degli anni Ottanta le baracche sono state abbattute, lasciando il posto a piccole palazzine e capannoni industriali. Qualcuno, però, ha pensato di omaggiare il regista e poeta che tante volte era passato di là e su via del Mandrione ha aperto la Trattoria Accattone.

Monteverde Nuovo e i ragazzi di vita di via Donna Olimpia

Così come Pietralata, anche Monteverde Nuovo è stata conosciuta in prima persona da Pasolini. All'epoca la zona era più conosciuta come Donna Olimpia, dalla lunga via che taglia la borgata da Villa Doria Pamphili a Circonvallazione Ostiense. Lo scrittore si trasferì in via Fonteiana 86 nel marzo del 1954. Proprio qui conobbe i fratelli Sergio e Franco Citti, all'epoca imbianchini, che lo portarono dentro il mondo che tanto desiderava conoscere: il sottoproletariato romano.

Di questo quartiere ha scritto nel libro del 1955 Ragazzi di Vita e tanti di quei ragazzi cresciuti nei palazzoni razionalisti lo ricordano ancora. Uno di loro, Silvio Parrello – Pecetto nel romanzo -, qualche hanno fa ha raccontato: "Quando è uscito il romanzo però gli volevamo menà, i ragazzi più grandi si erano organizzati, ma poi hanno capito che almeno lui ci aveva preso in considerazione, aveva inteso i problemi del quartiere, li ha raccontati. Io Ragazzi di Vita lo so a memoria".

Pasolini su via di Donna Olimpia
Pasolini su via di Donna Olimpia

Oggi Parrello ha 76 anni, fa il pittore e, così come Pasolini, il poeta. Vive in un quartiere molto diverso, pienamente urbanizzato, anche se gli abitanti aspettano con trepidazione un collegamento della metropolitana che dovrebbe arrivare con la linea D. Inoltre, nei palazzi Ater di Donna Olimpia si ripresentano vari problemi, come quando a dicembre 2024 novecento persone sono rimaste senza riscaldamento.

Quadraro, la borgata che fu di Mamma Roma

L'opera pasoliniana è passata anche dal Quadraro. In Mamma Roma (1962), Pasolini ambienta proprio qui la storia di una prostituta, interpretata da Anna Magnani, che tenta di cambiare vita per garantire un futuro migliore al figlio Ettore. Il film, girato tra i palazzi Ina-Casa e i cantieri del Quadraro, mostra una Roma ai margini ma, rispetto ad Accattone, il cemento è più presente.

Una scena di Mamma Roma (1962)
Una scena di Mamma Roma (1962)

Inoltre in Petrolio, il romanzo postumo e incompiuto, Pasolini fa abitare il suo protagonista, Carlo, in "una di quelle povere case semiabusive, in una strada parallela alla strada principale del Quadraro, che scorreva lungo una linea ferroviaria, oltre la quale si alzava la barriera dei vecchi muraglioni seicenteschi del Mandrione".

Storicamente borgata antifascista, soprannominata dai nazisti ‘nido di vespe' per la sua ostilità, il Quadraro oggi è un quartiere ibrido, ancora ‘operaio' ma in trasformazione. Quest'estate sui muri sono apparse delle scritte: "Non faremo la fine del Pigneto". Negli ultimi anni AirBnB è arrivato anche qui, i prezzi al metro quadro stanno aumentando, aprono spazi di coworking e chiudono botteghe storiche.

Una delle scritte apparse nel giugno 2025 al Quadraro
Una delle scritte apparse nel giugno 2025 al Quadraro

Come molti quartieri popolari di Roma est, anche il Quadraro poi vive dei suoi problemi legati alla criminalità e sarebbe anche una zona d'influenza del clan criminale dei Senese.

Tutte queste borgate negli ultimi sessant'anni sono state sempre più inglobate nel tessuto cittadino, abitate da fasce di popolazione diverse. Rispetto agli anni in qui venivano raccontate da Pasolini, Roma si è espansa, questi quartieri sono sempre più centrali e i margini, geografici e sociali, si sono spostati più in là.

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