123 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

L’avvocato di Paolo Calissano finisce ai domiciliari: “Ha rubato più di 800mila euro”

Avrebbe prelevato ripetutamente denaro dai conti dell’attore, morto nel dicembre 2021 a Roma e da altri amministrati e poi lo avrebbe versato sul suo conto personale: scattati gli arresti domiciliari.
A cura di Beatrice Tominic
123 CONDIVISIONI
Immagine

Peculato aggravato e falsità ideologica: sono queste le accuse che pendono su Matteo Minna, l'avvocato e amministratore di sostegno di Paolo Calissano, l'attore trovato senza vita il 29 dicembre del 2021 per overdose di farmaci.

Nei confronti del legale sono scattati i domiciliari, insieme al sequestro di beni e conti correnti, su richiesta della Procura di Genova: si sarebbe appropriato del denaro di Calissano e di altri amministrati, come riportato da il Messaggero. In breve, secondo le accuse, avrebbe redatto fatture false per giustificare i prelievi: i soldi, però, sarebbero stati intascati dallo stesso avvocato.

Le accuse nei confronti dell'avvocato

Secondo quanto contestato dagli inquirenti, il legale si sarebbe appropriato di 817.326 euro: da qui l'accusa di peculato aggravato. Fra gli altri reati contestati anche la falsità ideologica per aver realizzato false relazioni di sintesi sull'andamento delle amministrazioni di sostegno a lui affidate, la falsa perizia per errore determinato da inganno che avrebbe presentato al giudice tutelare di Genova incaricato di analizzare la gestione patrimoniale e la regolarità dei rendiconti, inducendolo in errore.

Numerose le irregolarità riscontrate dagli inquirenti nella gestione dei patrimoni amministrati dall'avvocato che si sarebbe approfittato dell'età avanzata o delle fragilità dei suoi clienti e non avrebbe presentato rendiconti.

I prelievi di denaro rubato ai clienti

L'avvocato che, fra gli altri, amministrava anche i beni di Paolo Calissano, avrebbe prelevato ripetutamente il denaro dai conti correnti degli assistiti per poi appropriarsene versandolo sul suo conto personale. Avrebbe giustificato i prelievi con fatture false per compensi per assistenza legale o per altre prestazioni professionali che, però, non sarebbero mai esistite. Sarebbero false anche, come anticipato, le relazioni periodiche di sintesi sulle amministrazioni di sostegno e le fatture presentate al Ctu: avrebbe presentato numeri e date relative ad altre fatture o, ancora, duplicazioni di altri documenti emessi in precedenza per lo stesso cliente. Così avrebbe giustificato i movimenti di denaro, prima di entrare nel mirino degli inquirenti.

123 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views