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L’assessore De Santis risponde a Calenda: “Ti candidi a fare il sindaco di Roma, non l’imperatore”

L’assessore Antonio De Santis ha risposto con una lettera inviata al nostro giornale alle dichiarazioni sul ‘consiglio comunale ostaggio dei sindacati di Ama e Atac’ rilasciate dal leader di Azione Carlo Calenda. “Pensare di governare la più grande pubblica amministrazione del Paese andando allo scontro totale con i rappresentanti dei lavoratori è impossibile.”.
A cura di Redazione Roma
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In una lettera inviata a Fanpage.it, l'assessore alle Risorse Umane, Personale Scolastico e Servizi Anagrafici di Roma Capitale Antonio De Santis ha risposto alle dichiarazioni rilasciate da Carlo Calenda nel corso dell'intervista rilasciata al nostro giornale. Il leader di Azione ha spiegato che "la classe politica di centrosinistra e dei 5 Stelle è stata dominata dai sindacati di Atac, Ama e dei vigili urbani. Questa cosa va rotta, altrimenti sono loro che governano il consiglio comunale e non si riesce a fare nessuna riforma strutturale”. Parole che hanno suscitato un vero e proprio terremoto politico, con critiche sia da parte del centrosinistra, sia da parte del Movimento 5 Stelle. Qui di sotto la lettera che l'assessore De Santis ha inviato a Fanpage.it:

Caro Carlo Calenda, ho letto l’intervista che ha rilasciato a Fanpage e vorrei farle notare alcune cose.
Dalle sue parole è chiaro che lei non abbia alcuna idea di come si governi una città, o comunque la macchina che eroga i servizi ai cittadini. I 23 mila dipendenti di Roma Capitale sono persone, prima ancora che dipendenti, sono il capitale umano che costituisce l’ossatura di un‘amministrazione, che prima dell’avvento della Giunta Raggi, era stata abbandonata da più di un decennio, dove non si assumeva dal 2010, dove chi andava in pensione non veniva sostituito, dove persino una parte degli stipendi era pagata in modo irregolare. Se manca il personale e/o questo è demotivato, come crede di riuscire a fornire servizi ai romani? A meno che lei non pensi di mettersi la tuta da lavoro per andare personalmente a stendere l’asfalto sulle strade, o a dirigere il traffico. Dovrebbe sapere che il primo cittadino della Capitale si affida a migliaia di persone per far funzionare la città e deve farlo nel rispetto delle regole della Repubblica Italiana. Lei si candida a fare il Sindaco, non l’imperatore! Il suo atteggiamento, più che improntato all’efficienza, mi sembra improntato alla presunzione o al populismo. Pensare di governare la più grande pubblica amministrazione del Paese andando allo scontro totale con i rappresentanti dei lavoratori è impossibile. Certo, il dialogo costa fatica, umiltà e impegno, ma è proprio quello che si chiede a un primo cittadino. A meno che lei non voglia paralizzare la città. Perché è questo ciò che accadrebbe con il suo approccio. Quindi, nella sua intervista, anziché magnificare le sue doti manageriali di quando era al ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbe ricordare che il dossier Alitalia è ancora in attesa di una soluzione. Stesso discorso per l’Ilva, in relazione alla quale, pochi giorni fa, anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ha evidenziato gli errori fatti dalla politica nel corso di un decennio. Vede, amministrare è complesso e questo mi porterebbe perfino ad avere una certa qual indulgenza nei confronti di chi deve approcciarsi, appunto, a problemi complessi. A patto che ci si provi, come dice lei nel suo slogan elettorale “sul serio”, non a parole, scendendo dal piedistallo e mettendo da parte la presunzione che a volte è utile solo a coprire la carenza di argomentazioni. Non vorrei che le sue ricette per Ama e Atac finissero come quelle per Ilva e Alitalia.

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