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La festa di Fratelli d’Italia è un casting per scegliere il candidato sindaco a Roma

Arianna Meloni, Fabio Rampelli, Andrea Abodi. Tutti e tre possibili nomi in corsa per il Campidoglio. Le audizioni alla festa romana di Fratelli d’Italia.
A cura di Valerio Renzi
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Al Laghetto dell'Eur termina oggi la festa romana di Fratelli d'Italia. Una kermesse di tre giorni dove sul palco hanno sfilato i maggiorenti del partito romano e nazionale, in un'interrotta carrellata d'interventi. "Sei grande: tornerai, Roma", il titolo della manifestazione. Uno slogan che fa eco al più famoso slogan trumpiano, spostandone l'ordine per ribadire che Roma è già "grande" (lo è per statuto ontologico per gli eredi della fiamma), ma che deve tornare sul palcoscenico, restituita alla sua grandezza adombrata dall'operato delle amministrazioni avversarie.

A due anni dal voto, tutti inevitabilmente già guardano al prossimo appuntamento elettorale. Così per intenzione o per forza, la festa romana appare come un casting per il prossimo candidato (o candidata) per il Campidoglio. Dopo il disastro del civico Enrico Michetti (qualcuno se lo ricorda?), nessuno vuole ripercorrere quella traumatica esperienza, e Fratelli d'Italia sembra determinata a non commettere un nuovo passo falso, a trovare per tempo il nome giusto, per riconquistare il Campidoglio.

Dei papabili la prima a salire sul palco è stata Arianna Meloni, che ha aperto la festa giovedì. La sorella della premier è stata proprio la responsabile (con l'ex marito Francesco Lollobrigida) della candidatura perdente di Michetti. E ora potrebbe avere la possibilità di riscattarsi, scendendo in campo in prima persona. Sarebbe la prima volta per la capo segreteria politica di Fratelli d'Italia, che è abituata a tenere le redini del partito per conto della sorella, a smistare incarichi e a verificare la fedeltà di dirigenti, amministratori, parlamentari, quanto ad affrontare dossier delicati che necessitano di assoluta fiducia e discrezione, ma non ha mai affrontato una campagna elettorale in cui il volto da promuovere fosse il suo. Dalla sua avrebbe certamente il cognome.

Ieri invece è stato il turno di Fabio Rampelli. Ufficialmente in Fratelli d'Italia non ci stanno correnti, vige il più rigide centralismo democratico, a ufficiosa eccezione di quella che fa capo al vicepresidente della Camera. Il custode del focolare di Colle Oppio, che ha avuto un ruolo fondamentale nell'ascesa di Meloni e della generazione Atreju tenendola a battesimo, oggi non è un mistero che vorrebbe terminare la carriera sul colle del Campidoglio. Ma il suo difetto, agli occhi di Meloni e della maggioranza del partito, è proprio la tendenza a far per sé. Il diretto interessato si schernisce, ribadisce sempre la sua idea della politica come servizio. Ma secondo il Foglio avrebbe preteso di stare sul palco da solo a farsi intervistare dal direttore del Secolo Antonio Rapisarda, mentre tutti gli altri speaker, compresi i ministri, hanno condiviso il loro panel con altri esponenti di partito. Come a dire: a me gli occhi please!

L'ultimo a compiere la sua audizione davanti al pubblico di dirigenti, iscritti, simpatizzanti, addetti ai lavori è stato il ministro per lo Sport Andrea Abodi. Al centro di una fitta tela con la quale la destra italiana ha preso nelle sue mani una fetta di potere crescente nel mondo dello sport, è l'uomo giusto per pensare a una candidatura non strettamente di partito, ma in grado di parlare a un mondo più ampio, e di competere con Gualtieri sul profilo di candidarsi a essere un buon "city manager". Non a caso se Abodi ha parlato di Olimpiadi per Roma nel 2040, Rampelli ha indossato gli abiti del mattatore delle periferie e delle borgate, insistendo sui temi della sicurezza e su quelli identitari della destra romana. Due stili molto diversi.

Nonostante i sondaggi e le percentuali, nonostante il boom del tesseramento, tutti percepiscono l'ansia di una partita che non si può più sbagliare. Altrimenti tanto vale non giocarla proprio.

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