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Il martirio di Gloria Pompili: massacrata perché non voleva prostituirsi

Gloria Pompili, 23 anni, muore massacrata di botte il 23 agosto del 2017, davanti ai figlioletti di 3 e 5 anni. A ucciderla sono la zia, Loide Del Prete e il compagno di lei Elesh Salem, ai quali si era ribellata perché volevano che si prostituisse. Per costringerla, i due erano soliti mettere i figlioletti in due ceste e farli penzolare dal balcone.
A cura di Angela Marino
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Ci sono esistenze nate all’insegna della sopportazione dell’abuso. Come quella di Gloria Pompili, privata della dignità, costretta a prostituirsi e infine barbaramente uccisa di botte sotto gli occhi dei figlioletti di 3 e 5 anni. A 23 anni.

La storia di Gloria Pompili

Rimasta orfana quando era ancora piccola, Gloria era cresciuta in una casa famiglia. Lasciata la comunità a diciotto anni si era trasferita in provincia di Frosinone, dove, dopo poco tempo era rimasta incinta dall’uomo a cui si era legata e dal quale presto avrebbe avuto un secondo bambino. Poi lui era stato arrestato e Gloria, rimasta sola, si era legata a un altro uomo, Mohamed, di nazionalità egiziana. Suo fratello Elesh, compagno della zia di Gloria, Loide Del Prete, cugina della mamma, qualche tempo dopo, deciderà di gettare Gloria sul marciapiede per incassare, insieme alla compagna, i proventi della prostituzione. Sola, in difficoltà, con due bambini e appena 20 enne, Gloria deve sottostare alla violenza e alla tirannia di chi le offre un tetto.

Quei bambini nella cesta

La giovane mamma voleva sottrarsi, scappare, ma non poteva farlo senza mettere in pericolo la vita dei figlioletti. I bimbi, infatti, venivano utilizzati come strumento di ricatto confronti. Rinchiusi nel negozio di Loide e del compagno Elesh, mentre Gloria era con i clienti, in alcune occasioni venivano adagiati in due ceste poi lasciate penzolare dal balcone di casa, mentre Gloria riceveva con i clienti. Gli uomini da intrattenere, per gli aguzzini di Gloria, non dovevano essere disturbati dalla vista dei suoi figlioletti.

L'omicidio

Gloria subiva in silenzio, ma alcuni giorni era peggio di altri e quella vita non era accettabile. Così sbottava. Accadde il 23 agosto 2017, quando, al ritorno da Anzio, nel tragitto con i suoi aguzzini, la recalcitrante Gloria venne punita con una scarica di botte. Naso rotto, colpi ovunque, la milza perforata, Gloria spira sui sedili della BMW dove l’avevano caricata insieme ai suoi bambini, sotto gli occhi dei piccoli. Nei giorni successivi i giornali scrivono di una ‘prostituta’ ammazzata, di racket. Poi le indagini restituiscono alla vittima la dignità di cui, anche nella morte, era stata privata. Gloria, infatti, non era una prostituta, ma una donna ridotta in schiavitù e abusata.

Il processo

Loide Del Prete e il compagno Saad Mohammed Elesh Salem, accusati di omicidio e sfruttamento della prostituzione nel 2019 sono stati condannati dalla Corte d'Assise d'Appello di Latina a 24 anni di carcere. È il secondo grado di un processo durissimo, andato in scena di fronte alle telecamere di ‘Un giorno in pretura'. Dodici anni sono toccati a Mohamed, il compagno di Gloria, accusato ‘solo’ di maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione.

L'epilogo

A tre anni dai fatti il martirio di Gloria fa ancora discutere. I suoi bimbi, oggi, dopo che la madre di Gloria ne ha reclamato la custodia vedendosela negare, vivono in una casa famiglia. Nell’occhio del ciclone, dopo il clamore suscitato dalla storia di cronaca, sono finiti gli assistenti sociali che rifiutarono d'intervenire quando gli segnalarono che i bambini venivano appesi al balcone. ‘Portateci una foto’ dissero.

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