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Il comune di Roma sfratta la Lazio Nuoto, ma la società non si arrende: “Pronti a dare battaglia”

Nel 2019 il Comune di Roma aveva aggiudicato il bando alla società sportiva Maximo. Poi era intervenuto il Tar, che aveva annullato l’assegnazione. La Maximo presenta la documentazione mancante e l’amministrazione capitolina le assegna l’impianto a Garbatella. La Lazio viene sfrattata dopo 34 anni, ma è pronta a ricorrere in giudizio. Il Presidente del VII Municipio, Amedeo Ciaccheri, è preoccupato: “Rischio di controversia annosa. Solo danno alla comunità”.
A cura di Alessandro Rosi
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Una storia durata 34 anni quella della Lazio Nuoto nell'impianto sportivo della Garbatella in viale Giustiniano Imperatore, che si è chiusa il pomeriggio del 2 settembre con uno sfratto. Non sono bastati un collare e una stella d'oro al merito sportivo. Il Comune ha affidato l'impianto a un'altra società, la Maximo, e la Lazio Nuoto è stata costretta a lasciarlo.  “Il Comune ha agito con leggerezza", commenta Amedeo Ciaccheri, Presidente del VII Municipio. "Invece di ampliare l’offerta", prosegue, "l'amministrazione ha voluto massimizzare dal punto di vista economico, costringendo una società storica, che aveva tutti i requisiti, a doversene andare".

La Lazio Nuoto preannuncia battaglia legale, ma intanto si è vista costretta a non iscrivere la squadra di pallanuoto al campionato di serie A/1, di cui è una delle protagoniste.

Ciaccheri: "Speriamo riapra al più presto"

Interviene sul caso anche il Presidente del VIII Municipio, Amedeo Ciaccheri: “A prescindere da quale società, Lazio Nuoto o Maximo, mi auspico che l’impianto riapra presto per garantire la nuova stagione sportiva”.n Ma non è tutto scontato. “Il rischio", prosegue Ciaccheri, "è che ne derivi un procedimento giudiziario annoso e che venga rimesso in discussione il bando. Tutto questo danneggia la comunità”.

Dal bando allo sfratto

Si inizia nel 2018. La concessione della Lazio Nuoto per usare l'impianto sportivo scade e il Comune di Roma indice una gara per assegnarlo. Tra questi c'è quello in viale Giustiniano Imperatore. Nei punteggi, l'amministrazione capitolina decide di dar maggior peso all'offerta economica e la società Maximo vince. La Lazio Nuoto ricorre però al Tar: tra i diversi motivi, chiede l'annullamento della gara perché la Maximo non aveva tutti i documenti richiesti.

Con la sentenza del 18 giugno 2020, il Tar decide che la Maximo doveva essere estromessa dalla gara. Tra la documentazione richiesta per partecipare al bando, le società dovevano dimostrare di "aver conseguito nei tre anni precedenti al bando 900.000 euro solo dall'attività natatoria", aspetto che la Maximo non aveva dimostrato. Il Tar annulla "l’aggiudicazione della gara disposta in favore della S.S.D. Maximo a r.l. poiché viziata da eccesso di potere per carenza di istruttoria". Successivamente l'amministrazione capitolina sceglie di riaprire la procedura e allora la Maximo presenta la documentazione mancante e si aggiudica la gara.

La battaglia legale continua

L'avvocato della Lazio Nuoto, Francesco Colosimo, preannuncia battaglia. “Ci costituiremo nel giudizio di ottemperanza, quello in cui la Maximo ha chiesto chiarimenti sulla sentenza al Tar”, dice l'avvocato della Lazio Nuoto Francesco Colosimo, e impugneremo anche la sentenza del Tar", prosegue, "perché vogliamo ottenere l'annullamento della gara e non solo dell'aggiudicazione alla Maximo". Inoltre la Lazio Nuoto impugnerà al Tar anche la determina comunale del 10 agosto che ha portato alla nuova aggiudicazione alla Maximo.

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