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I narcos romani, la camorra e la ‘ndrangheta: tutti in fila dalla mafia cinese per riciclare i soldi

Del negozio all’Esquilino si servivano i narcos di Tor Bella Monaca, la camorra e la ‘ndrangheta. Consegnavano contanti per cifre da capogiro, anche mezzo milione di euro per volta, che venivano riciclati. La banca della mafia cinese era a disposizione di tutti.
A cura di Valerio Renzi
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Frame dal video della Guardia di Finanza
Frame dal video della Guardia di Finanza

La lavatrice dei soldi dell'Esquilino gestita dalla mafia cinese era a disposizione di tutti. Dei connazionali ma soprattutto dei gruppi criminali italiani che devono far sparire velocemente i proventi in contati legati alle piazze di spaccio. Il sistema era gestito da Kui Wen Zheng (detto "Luca" da quei clienti speciali), arrestato ieri al termine dei tre anni d'indagine portata avanti dal Gico della Guardia di Finanza. In tutto 33 le persone raggiunge da un ordine di custodia cautelare. Nel negozio di abbigliamento di via Napoleone III, tra piazza Vittorio e la Stazione Termini, la "macchinetta" conta soldi non smetteva mai di lavorare.

È il 3 agosto del 2020 quando il contabile del riciclo di soldi viene intercettato mentre parla con un cliente che ha appena portato un borsone con 200.000 euro in contanti. "Io ci provo a portarli tutti sistemati…ieri sono arrivati centomila euro da cinque euro… non puoi capire per contarli! Cose da matti guarda!", dice l'uomo dei narcos. Zheng non batte ciglio e chiede: "Oggi basta o porta ancora?". La risposta fa capire il giro di denaro di cui stiamo parlando: "Non lo so guarda, abbiamo fatto un milione…questa settimana…un milione due e cinquanta". A raccontare i profitti della piazza di spaccio è Simone Capogna, 42 anni, fratello di Fabrizio che insieme ad Antonio Gala gestiva un ingente flusso di droga che arrivava dalla Spagna sulle piazze romane, in particolare a Tor Bella Monaca.

Fabrizio Capogna – arrestato nel 2020 – aveva ideato un vero e proprio metodo per il trasporto quanto più sicuro possibile dello stupefacente, che faceva viaggiare su mezzi a noleggio. I "colleghi" e i "dipendenti" del narcos lo avevano ribattezzato "metodo Capogna". Anche Kui Wen Zheng aveva il suo metodo per portare i soldi in Cina, tanto che veniva chiamato "alla romana": i corrieri venivano assoldati poco prima della partenza per il paese d'origine, così da rendere più difficile l'intercettazione, e il denaro occultato nelle valigie inviate in stiva.

Con il Covid-19 il gruppo si deve riorganizzare: i voli si interrompono. "Adesso il vecchio metodo alla romana, adesso non ci sono più i voli, tutti i voli sono fermi…sono tutti fermi", dice Zheng/Luca in un'intercettazione. E allora si cambia metodo: i soldi rimangono in Italia, fisicamente, ma il loro valore nominale viene trasferito a un broker in Cina con un codice.

Da "Luca" non va solo il gruppo di Capogna, ma anche il gruppo criminale che fa riferimento a  Federico Latini, quanto a uomini della ‘ndrangheta e della camorra che operano nel Lazio. È stata documentata la presenza di Michele Sannino, affiliato al clan Mazzarella, che consegna ben 530.000 euro in una volta sola. E poi c'è Santo Flaviano che fa da tramite per la ‘ndrangheta di Reggio Calabria che ha messo radici sul litorale romano. In questo caso i soldi è Zheng che parte per andarli a prendere: anche in questo caso mezzo milione di euro. La voce che il servizio è efficiente evidentemente si sparge perché qualche mese dopo un altro gruppo di ‘ndrangheta si rivolge ai cinesi dell'Esquilino per pulire una cifra equivalente.

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