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I lavoratori dello spettacolo hanno occupato il Globe Theatre di Roma: “A noi gli occhi, please”

Lavoratori e lavoratrici dello spettacolo hanno occupato questa mattina il Globe Theatre Silvano Toti di Roma. A più di un anno dallo stop agli spettacoli da vivo chiedono continuità di reddito e una riforma strutturale del settore per i precari. “Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie”.
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A cura di Valerio Renzi
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"A noi gli occhi, please". Con questo slogan che riprende il famoso spettacolo di Gigi Proietti, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo hanno occupato pochi minuti fa il Globe Theatre di Roma, che proprio l'attore scomparso aveva diretto. La Rete dei lavoratori dello spettacolo e della cultura ha deciso l'occupazione per denunciare le condizioni di difficoltà in cui si trovano a causa della pandemia da più di un anno, reclamando continuità di reddito e maggiore sostegno a chi lavora nel settore degli spettacoli dal vivo. Ma soprattutto chiedono che le riaperture siano accompagnate non solo da condizioni di sicurezza sanitaria, ma da una riforma strutturale del settore che metta la parola fine alla precarietà che lo caratterizza. Il Globe Theatre non è stato scelto a caso, ma ovviamente per la sua particolarità architettonica che lo rende un teatro all'aperto, quindi attraversabile in maggiore sicurezza.

"Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie. Riapriamo questo spazio a tutte le precarie, a tutti gli sfruttati, per riappropriarci di un tempo di confronto e autoformazione", dichiarano. "Tutto si sta svolgendo nel rispetto delle disposizioni sanitarie, tutte e tutti i partecipanti si sono sottoposti a tampone", sottolineano gli occupanti. Una conferenza stampa è stata convocata per le 11.00.

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Occupato il Globe Theatre: "Non siamo qui per chiedere la riaperura"

"Non siamo qui per chiedere la riapertura dei teatri: troppi spazi piccoli e medi non riuscirebbero a riaprire in queste condizioni, troppi lavoratori continuerebbero a rimanere a casa senza reddito. La falsa ripartenza della scorsa estate ce lo ha dimostrato. – scrivono nella loro piattaforma di rivendicazione –  Crediamo sia arrivato il momento però che uno di questi grandi teatri ri-accolga la collettività che anima e sostiene l’enorme ecosistema dei luoghi della cultura. Adesso, mentre si discute di piani di ripresa e di Recovery Fund, è il momento giusto per strutturare una continuità di reddito e un’equa redistribuzione delle risorse. Abbiamo bisogno di una riforma strutturale del settore che parta dalle necessità dei lavoratori: dobbiamo rimettere al centro la nostra sicurezza, fisica e contrattuale".

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