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Gianmarco Pozzi e il giallo di Ponza: trovate tracce del Dna di due uomini sulla carriola

Appartengono a due uomini le tracce di Dna trovate sulla carriola rinvenuta a Ponza lo scorso luglio: potrebbero appartenere a Gianmarco e al suo assassino.
A cura di Beatrice Tominic
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Paolo Pozzi con il figlio Giammarco
Paolo Pozzi con il figlio Giammarco

"Ho trovato la carriola, sarà la svolta nelle indagini", ha dichiarato a Fanpage.it lo scorso luglio il padre di Gianmarco Pozzi, il giovane morto in circostanze misteriose a Ponza nel 2020. E, stando alle ultime informazioni, potrebbe avere ragione. Come scrive il Corriere della Sera, infatti, sull'attrezzo sarebbero state rinvenute tracce di due dna maschili, una delle quali potrebbe appartenere proprio a Gianmarco, detto Gimmi, il campione di kickboxing morto nell'isola pontina dopo essere stato massacrato di botte. L'altro, invece, potrebbe essere della persona che l'ha ucciso.

A chi appartiene il Dna sulla carriola

Non appena appresa della notizia del ritrovamento da parte dei Ris, gli avvocati della famiglia Pozzi hanno indicato agli inquirenti una serie di nomi con cui comparare le tracce di dna: si tratta delle persone con cui il ragazzo ha avuto dei rapporti durante la sua permanenza nell'isola, alcune delle quali lavoravano come addette alla sicurezza nei locali di Ponza, altre, quelle con cui avrebbe avuto violenti litigi nei giorni precedenti alla morte, nelle forze dell'ordine. La procura di Cassino oggi indaga per omicidio volontario.

Le piste sul caso

Come aveva anticipato il padre di Pozzi, la svolta nelle indagini potrebbe essere davvero vicina e presto potrebbero spuntare i nomi degli indagati. La carriola, in questo mistero, potrebbe rappresentare la prova decisiva dell'omicidio. Un testimone aveva raccontato di aver visto tre persone trasportare il corpo di un uomo in una carriola, avvolto in un telo nero. Dopo tante ricerche, l'attrezzo è stato ritrovato a 145 metri dall'intercapedine in cui è stato trovato il corpo di Pozzi. E la testimonianza potrebbe aver trovato il primo riscontro.

Un cruento pestaggio, la morte e, infine, il tentativo di occultare il corpo. Fra le piste emerge anche quella legata alla criminalità organizzata, come testimonierebbe la convocazione dei legali della famiglia da parte della Commissione Antimafia.

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