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Entro il 2 marzo lo sgombero dell’area F del campo rom di Castel Romano: “77 persone molti minori”

Tra pochi giorni le 77 persone che abitano l’area F del campo rom di Castel Romano dovranno andarsene, secondo un’ordinanza emessa dalla sindaca Virginia Raggi lo scorso 12 febbraio. Uno sgombero annunciato da mesi e rallentato per l’emergenza Covid-19. Ma quali sono le soluzioni abitative proposte, sarà garantito a tutti un alloggio? Sullo sfondo le difficoltà del piano di chiusura dei campi rom della giunta 5 Stelle.
A cura di Simona Berterame
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Lo sgombero del campo rom di via del Foro Italico
Lo sgombero del campo rom di via del Foro Italico

Il conto alla rovescia, per lo sgombero dell'area F  e dell'area ex Tor Pagnotta all'interno del campo rom di Castel Romano, è iniziato. Entro il 2 marzo le famiglie rom (circa 70 persone) dovranno lasciare quell'area, secondo un'ordinanza emessa dalla sindaca Raggi lo scorso 12 febbraio. Uno sgombero annunciato e promesso da mesi, ma rallentato dall'emergenza sanitaria in corso. "Il nostro percorso per superare e chiudere definitivamente i campi rom presenti a Roma – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi nella nota dove annunciava l'imminente sgombero- prosegue nel segno della legalità. Garantiamo tutela alle persone più fragili e usiamo il pugno duro nei confronti di chi delinque. È la nostra terza via: superiamo gradualmente i campi costruendo un equilibrio tra diritti e doveri". Secondo l'Associazione 21 luglio l'amministrazione comunale ha previsto per queste famiglie – purché firmatarie del “Patto di Solidarietà” o in graduatoria per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica – un progetto di collocamento in appartamenti in co-housing posti all’interno del territorio comunale per due anni. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, sarebbe esclusa l’opzione dell’accoglienza in strutture comunali con divisione del nucleo e accoglienza limitata nel tempo.

Il bilancio del piano Rom

"Possiamo annunciare in maniera molto netta che finalmente a Roma saranno superati i campi rom. Abbiamo approvato un Piano che consente di riportare Roma in Europa, abbiamo appreso le migliori prassi che hanno funzionato e le portiamo a Roma per superare i campi". Il 31 maggio 2017 la sindaca di Roma Virginia Raggi aveva annunciato con queste parole il “Piano di Indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti”. Sono trascorsi quasi quattro anni dal lancio di questo progetto, quali sono stati i risultati? Il progetto prometteva il superamento degli insediamenti e la chiusura dei campi ma ad oggi l'unico sgombero effettuato è quello del Camping River nell'estate del 2018. In questo caso alcune famiglie rom hanno scelto la formula del rimpatrio assistito offerta dal piano ma, secondo quanto documentato dall'associazione 21 Luglio, i percorsi si sarebbero interrotti e le famiglie sarebbero rientrate a Roma solo pochi mesi dopo. "Dodici milioni di euro spesi per l’inclusione abitativa, risultati portati a casa estremamente scarsi – afferma il presidente della 21 Luglio Carlo Stasolla –  sul fronte salute praticamente non si è fatto niente se non le solite campagne vaccinali che da Rutelli in poi sempre avvengono nei campi, sul fronte lavoro per quello che sappiamo sono stati pochissimi i tirocini attivati". Problemi di inserimento nel mondo del lavoro che sarebbero legati anche all'esplosione del Covid secondo la Croce Rossa, che si occupa dell'attuazione del piano nei campi La Barbuta e La Monachina. "C’è stato un problema serio nel lavoro di accompagno nella costruzione di un’identità lavorativa – spiega Antonio Crialesi responsabile dell'area sociale nel Comitato area metropolitana – il mercato del lavoro a Roma si è anche molto asciugato, ristretto perciò abbiamo cominciato a lavorare sui mercati emergenti legati alla sanificazione".

Il bonus affitto e i soldi che non arrivano

In pochi invece hanno deciso di optare per il bonus affitto, trasferendosi in alcuni alloggi in provincia. Abbiamo raccolto la testimonianza di Antonia (nome di fantasia ndr.) che da 5 mesi non riceve il contributo all'affitto promesso dal Comune di Roma. "Non lavoro, non ho la possibilità di pagarlo e quindi mi ritroverò per strada per la millesima volta dovrò ricominciare tutto da capo" ci dice rassegnata. "È  vero su una famiglia ci sono delle difficoltà ma non per motivi legati al comune di Roma – replica Marco Cardilli vicecapo di Gabinetto della sindaca – in realtà chi ha affittato la casa alla famiglia è fallito e quindi ci sono state delle difficoltà per diciamo così avere dei documenti idonei per il pagamento. Stiamo lavorando per superare questo impasse". Sullo sfondo di questa vicenda che dura ormai da anni, la vicina campagna elettorale che (chissà) potrebbe dare un'accelerata alla chiusura dei campi promessi con degli sgomberi dell'ultimo minuto.

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