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Dietro sparatoria del clan Moccia al bar del Casilino, la spartizione dello spaccio a Tor Bella Monaca

La mano armata della Camorra non ha esitato a sparare tra la gente seduta ai tavolini del bar “Sicilia In”, dove un tranquillo sabato sera si è trasformato in un far west. Un proiettile si è conficcato sul muro del terrazzo al primo piano dove abita una signora. I sei del commando arrestati, appartengono alla famiglia Moccia.
A cura di Emilio Orlando
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Il bollettino della guerra criminale, in atto da quasi un anno a Tor Bella Monaca, conta già sei feriti ed una dozzina di agguati non andati a buon fine. La faida per lo spaccio di droga, scoppiata tra i clan autoctoni dei Moccia, dei Calì, dei Lionello e dei Nastasi riguarda la gestione dello spaccio in strada, dove i gruppi criminali stranieri provenienti dal nord Africa hanno di fatto estromesso quelli storici.

L'ennesima conferma che i marocchini i tunisini e gli albanesi, fino a pochi anni fa manovalanza delle famiglie dei narcotrafficanti legati al clan camorristico del Moccia, si sono appropriati dei punti strategici per lo smercio di cocaina, arriva dagli arresti eseguiti questa mattina all'alba dai carabinieri del nucleo investigativo di Frascati. L'inchiesta della procura della Repubblica di Roma, iniziata dopo la sparatoria avvenuta il 23 ottobre scorso, nel bar "Sicilia In" di viale Paolo Ferdinando Quaglia 2, che ha portato in manette Gaetano, Pasquale e Denny Moccia, Emanuele Selva, Danilo e Cristian Rosati ha evidenziato questo aspetto.

La guerra per lo spaccio di droga

La spedizione punitiva, "capitanata" da Pasquale Moccia, era stata organizzata per dare una "lezione" ai concorrenti nello spaccio. Bersaglio del raid, infatti, erano i Firas Nefzi, Mohamed Seifeldin Othman ed Helmy Elwakil, tutti pusher che orbitano tra via dell'Archeologia e via Quaglia, le due piazze di spaccio più redditizie del quartiere. A sparare, secondo la ricostruzione dei detective del nucleo investigativo di Frascati, sarebbe stato proprio Gaetano Moccia, classe 1976, ed era uno dei componenti dell'associazione per delinquere smantellata nel 2019, battezzata "Ferro di cavallo", dal nome del comprensorio delle case popolari di via dell'Archeologia.

Dopo il blitz antidroga che portò in carcere decine di spacciatori, nella zona erano rimaste vuote diverse postazioni per lo smercio al dettaglio e che vennero occupate successivamente proprio dagli stranieri, che oggi sono rimasti vittime nei regolamenti di conti armati. Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Maddalena Cipriani, si legge di come il clan Moccia, incuteva terrore anche nei testimoni oculari che dopo aver collaborato con le indagini, avevano deciso di ritrattare per evitare ritorsioni. Uno dei testimoni aveva dichiarato agli inquirenti: "Questi sono i napoletani, bisogna fare attenzione".

L'antefatto

Secondo quanto ricostruito finora, tutti i fatti di sangue sarebbero avvenuto per il controllo della piazza di spaccio di via dell’Archeologia 106, "regno" del narcos Davide Pasquali, che dopo una lunga latitanza in Spagna è stato arrestato ed estradato dai carabinieri lo scorso 18 dicembre. L’oggetto del contendere sarebbe proprio quel dedalo di androni, "eldorado" per le cessioni di droga, una volta appartenuti ai Lionello, Moccia, Nastasi che oggi devono fare i conti con i criminali stranieri nordafricani e albanesi che fanno da concorrenti in un business illegale che rende più di un milione di euro al mese.

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